La lunga strada dei diritti LGBTIQ in paesi come il Togo

La lunga strada dei diritti LGBTIQ in paesi come il Togo
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Di Meabh MacMahon
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In alcuni paesi essere gay è passibile di pena di morte. Una rifugiata togolese racconta

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Essere gay in Togo è ancora un crimine. Per questo motivo questa ragazza è fuggita in Belgio. Ha parlato con Euronews in condizioni di anonimato.

Così una richiedente asilo LGBTI togolese: "Non puoi dirlo a nessuno perché quando le persone lo sanno, è davvero dura. Possono persino ucciderti. Tanto chi lo saprà mai? Chi ti cercherà? Nessuno. Perché sei una specie di abominio, vai contro la volontà di Dio. La cosa normale è stare con un uomo. Non è possibile per noi avere una vita".

Questa ragazza parla inglese e francese, e vorrebbe lavorare come infermiera. Sta cercando asilo contro la persecuzione a causa del suo orientamento sessuale

"La mia vita era come una lotteria. Non sapevo se all'indomani sarei stato ancora vivo". 

Per aiutare le persone nelle sue condizioni, l'UE ha una strategia. Aspira a "guidare un appello per l'uguaglianza LGBTIQ in tutto il mondo". Ma che peso ha un commissario a Bruxelles sui paesi che usano la pena di morte contro le persone gay?

Così Helena Dalli, Commissario UE per l'uguaglianza: "Finanziamo le ONG in alcuni paesi in modo che possano essere più visibili e far sentire la propria voce".

L'organizzazione di Katrin Hugendubel lavora per garantire che i richiedenti asilo LGBTIQ siano trattati in modo equo. Ritiene che l'UE abbia ragione a mettere i diritti degli omosessuali in tutto il mondo in cima all'agenda politica, specialmente nei negoziati commerciali e nelle relazioni estere.

Katrin Hugendubel, ILGA Europe: "C'è molto lavoro da fare da parte dell'agenzia per l'asilo, sulla formazione, sulle linee guida, a livello nazionale, sul sostegno alle persone, questi elementi saranno effettivamente fondamentali per rendere questa protezione una realtà per quelle persone che arrivano in Europa".

Mentre aspetta il prossimo colloquio per la sua domanda di asilo, ha trovato un luogo sicuro a Bruxelles.

La richiedente asilo LGBTI continua: "Qui non ho più paura, sai, mi sento a mio agio. Dentro di me sono davvero felice. Posso sentire questa felicità. Si..veramente.....Nessuno mi giudica..mi sento accettata". 

Una storia a lieto fine, ma la battaglia per i diritti è ancora lunga.

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