Paradisi fiscali, tre paesi escono dalla lista nera dell’Ue

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Diritti d'autore David Keyton/DavidKeyton
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Di Susan Dabbous
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Anguilla, Dominica e Seychelles non sono più ritenute poco collaborative in tema fiscale. Per Oxfam un grave errore, dura la reazione di alcuni europarlamentari

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Il giorno dopo lo scandalo dei Pandora papers, che ha rivelato nomi e cognomi eccellenti di evasori fiscali su scala planetaria, l’Unione europea pubblica la sua nuova lista aggiornata dei paradisi fiscali. Tra le novità la rimozione di Seychelles e delle isole caraibiche Anguilla e Dominica dall'elenco delle giurisdizioni che non cooperano sul piano fiscale.

I criteri, secondo Chiara Putaturo di Oxfam, sono a dir poco scorretti e inefficaci: “Ricordiamo che Anguilla è l’unico paese rimasto con un aliquota fiscale pari a zero – afferma Putaturo - mentre le Seychelles, preponderanti nelle rivelazioni dei Pandora papers, posseggono ancora una delle legislazioni bancarie più segrete al mondo, incredibile - esclama -  che siano state cancellate”.

La lista nera conferma stati come Samoa americana, Figi, Guam, Palau, Panama, Samoa, Trinidad e Tobago, Isole Vergini americane e Vanuatu. Ma mancano altri “grandi paesi offshore che fanno affari con riciclaggio e evasione delle tasse” ricorda l’eurodeputato di centro sinistra olandese Paul Tang.

Uno dei ministri dell'Ecofin, responsabile dell'approvazione dell'elenco dei paradisi fiscali dell'Ue, è quello delle Finanze olandese Wopke Hoekstra che, secondo i Pandora Papers, avrebbe investito 26.500 euro in una società con sede nelle Isole Vergini britanniche. Il conflitto d’interessi per alcuni eurodeputati è tale che dovrebbe dimettersi.

“Stiamo parlando di una persona che evade le tasse – denuncia l’eurodeputata francese di sinistra Manon Aubry - mentre dalla sua posizione di potere decide quali paesi siano da inserire nella lista dei paradisi fiscali - e aggiunge - invita le persone povere a rassegnarsi alla crisi mentre lui investe il suo denaro nelle Isole Vergini britanniche”.

La Turchia è riuscita ancora una a sfuggire alla lista nera, posizionandosi in quella grigia. Ankara ha infatti risposto, rispettando le scadenze, ad una serie di richieste inviate da Bruxelles sulla trasparenza fiscale.

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