La Slovenia ospita la conferenza europea sui Balcani occidentali, allargamento ancora lontano

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Di Susan Dabbous
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L'ex ministra croata Vesna Pusic: "Nei paesi che hanno fatto richiesta di adesione all'Ue, la popolazione ha smesso di credere nel sogno europeo"

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Allargare i confini orientali dell’Unione europea facendo entrare sei paesi balcanici. È stato per lungo tempo un sogno europeo condiviso da molte generazioni che ora però sembra essere rimasto al palo, mentre si riaccendono le tensioni in Kosovo e Montenegro.

I leader europei si incontrano domani in Slovenia per discutere l'adesione all'Ue di sei nazioni che hanno fatto formale richiesta, anche se l’aria che tira alla vigilia del vertice non è delle migliori. La convinzione è che non si farà alcun passo avanti.

Bruxelles dal canto suo ribadisce l’impegno all'allargamento, ma senza chiare scadenze. Ritardi che secondo gli esperti hanno delle gravi conseguenze, come dimostrano i recenti scontri tra Kosovo e Serbia.

"Ho vissuto qui in Croazia tutta la mia vita – ricorda l’ex ministro degli Esteri croata, Vesna Pusic - la regione balcanica è rimasta fragile e instabile dalle guerre degli anni Novanta. La verità è che sia le popolazioni che i leader politici si sono rassegnati all’idea che l’adesione non avverrà”.

Tra i sei Stati che vorrebbero aderire all’Unione europea, la Serbia e il Montenegro sono più avanti rispetto ad Albania e Macedonia del Nord che devono ancora iniziare i colloqui formali con Bruxelles, mentre Kosovo e Bosnia si sono solo candidati.

L'adesione dipende dalla capacità politica di fare riforme socioeconomiche per migliorare gli standard democratici. Ma nonostante alcuni progressi significativi, le porte dell'Unione europea restano chiuse.

Secondo l’analista Majda Ruge, del Consiglio europeo per le relazioni estere, "ogni giorno che passa nei Balcani aumenta il rischio di regressione per quanto riguarda lo stato di diritto e la libertà di stampa". Senza dimenticare, aggiunge Ruge, "il problema delle ingerenze, degli Stati predominanti su quelli vicini, mi riferisco in particolare alla Serbia e alla Croazia"

Tra gli Stati membri oppositivi, figurano sicuramente la Bulgaria che ha posto il veto alla Macedonia del Nord per una disputa linguistica e la Francia che teme una nuova ondata migratoria impossibile da arginare. Preoccupazione condivisa da diverse cancellerie europee ma in Francia a pesare ci sono anche le elezioni presidenziali del prossimo anno.

L’esitazione dell’Europa ha intanto permesso l’arrivo di grandi investimenti finanziari russi e cinesi. Mosca però è anche interessata ad esercitare un’influenza politica. Bruxelles cercherà di rimediare promettendo più aiuti finanziari alla conferenza sui Balcani occidentali, mentre il sogno dell’allargamento è destinato ancora ad attendere.

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