Musei per curare lo stress. A Bruxelles lo prescrive il medico

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Di Susan Dabbous
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L'assessore alla cultura della capitale belga propone i musei per curare persone affette da ansia: L'arte ha un forte impatto sul benessere fisico e mentale

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L’arte come cura e i musei come medicina. Non è fantasia, ma una proposta del comune di Bruxelles a beneficio sia dei malati, affetti da ansia e stress, che del settore museale, fortemente colpito dalle chiusure forzate durante la pandemia. L’idea è venuta Delphine Houba, assessore alla Cultura e al Turismo del comune di Bruxelles, che dopo aver curato diversi progetti culturali in ambito ospedaliero, crede fortemente del potere terapeutico dell’arte. “Siamo abituati ad andare dal medico per prendere delle medicine - afferma Delphine -  ma bisogna essere cauti anche con quelle, altrimenti come disse Jean-Marie Gustave Le Clézio, premio Nobel per la letteratura, una mattina potremmo svegliarci e scoprire che l’arte non esiste più, ma solo medicine".

Il progetto di Delphine partirà in cinque musei, di Bruxelles, che ricevono finanziamenti pubblici. La sperimentazione andrà avanti per tre mesi, prima di fare un bilancio. Ma secondo glie esperti, l’arte-terapia è tutt’altro che cosa facile. Lo sa bene Isabel Vermote, responsabile del programma "Art & Care" presso i Musei Reali di Belle Arti del Belgio che ha curato progetti con tossicodipendenti e persone affatte da malattie mentali. "L'arte non è una medicina o un farmaco - mette in chiaro Vermote -  Il semplice atto di andare al museo e guardare dei quadri non è qualcosa che fa stare immediatamente meglio". L'esperta resta comunque fermamente convinta che l'arte possa avere un impatto positivo sul proprio benessere, ma "per aggiungere un potere terapeutico bisogna lavorarci sopra, e creare nel museo un ambiente che sappia accogliere chi ci va in cerca di un ambiente diverso”. 

L’idea di Vermote è quella di dover creare innanzitutto un ambiente accogliente e sicuro per i malati, che una volta entrati nella nuova dimensione non devono sentirsi in obbligo di parlare della propria condizione. "Ci si gode l’arte - speiga l'esperta - non si parla della propria malattia, ma solo della vita”. Andare al museo è anche un po' questo, desiderio di evasione e capacità di curiosare nelle vite degli atri attraverso le loro opere.

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