"L'Ue intervenga per placare gli scontri in Montenegro", l'apello di molti politici nei Balcani

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Diritti d'autore AP Photo/Risto Bozovic
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Di Efi Koutsokosta
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Politici di alto grado di Slovenia, Croazia, Albania, Kosovo e Bosnia scrivono una lettera all'Ue: fermare le violenze esplose domenica tra pro serbi e nazionalisti montenegrini

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Alta tensione in Montenegro dove domenica scorsa la polizia ha represso violentemente una manifestazione antiserba. Lo scontro è avvenuto nella storica città di Cetinje , che fu in passato l'antica capitale montenegrina, in occasione dell’insediamento del nuovo patriarca della Chiesa ortodossa designato da Belgrado, riaccendendo così i rancori indipendentisti. Il Montenegro confina con Serbia, Bosnia, Kosovo, Albania e Croazia. Un terzo dei suoi abitanti è di etnia serba e la Chiesa ortodossa serba è l’istituzione religiosa più potente.

Un gruppo di ex ministri dei paesi vicini (Slovenia, Croazia, Albania, Kosovo, Bosnia, Serbia) ha inviato una lettera alle istituzioni europee e alla Nato per richiamare l’attenzione sui pericoli reali. Nella missiva viene chiesto all'Ue un “dialogo politico attivo con tutti i diversi attori politici e sociali in Montenegro”. I politici dell’area balcanica hanno domandato poi un contributo per garantire una soluzione pacifica per porre fine l'escalation del conflitto nel paese.

Tra i firmatari della lettera, c'è anche l'ex vicepremier croata, Vesna Pusic, che rivede scenari degli anni '90. "La posta in gioco è molto alta - afferma - si sta mettendo in discussione l'esistenza stessa di uno stato sovrano nei Balcani occidentali, una regione storicamente molto instabile. E noi firmatari di questa lettera non vogliamo che questa escalation di violenze venga ignorata", spiega l'ex vicepremier liberale croata. "In realtà - prosegue - questa situazione rappresenta uno scenario di conflitto molto preoccupante che potrebbe portare ad uno scontro politico tra la Federazione Russa e l'Unione Europea".

Un portavoce della Commissione Ue in una dichiarazione scritta a Euronews, ha invitato il Montenegro ad aprire "un ampio dialogo politico interpartitico, volto a superare le divisioni nel Paese e ad andare avanti nel processo di adesione all'Unone europea".

Per l'ex ambasciatore del Montenegro presso la Nato, Vesko Garčević, gli scontri di questi giorni hanno radici di vecchia data. "La mia più grande preoccupazione è che il paese ora sembra più diviso che mai, persino di più dei tempi in cui abbiamo votato per l'indipendenza nel 2006. Penso che l'Unione europea dovrebbe prendere una posizione molto forte e ricordare che è lì, è vigile". Ma secondo il diplomatico la popolazione percepisce il processo di adesione all’Unione europea come molto lungo e quindi intangibile. "Se non c’è una via d’uscita verso l’Europa - prosegue Garčević - le persone si sentono in trappola ed aprono la porta a chi tende loro la mano" e questi sono attori antagonisti all’Unione europea, mette in guardia il diplomatico di lungo corso.

La costellazione etnica del paese resta complessa ma l’influenza di Belgrado in Montenegro desta sempre più malumori, nonostante i montenegrini di etnia serba facciano parte dell’establishment, come l’attuale primo ministro, Zdravko Krivokapic, difensore dell’autorità della chiesa serba nel Paese . Ora toccherà all’Unione affrontare l’annosa questione al prossimo vertice sui balcani di Ottobre.

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