Europa: c'è un accordo provvisorio sui cambiamenti climatici

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Ursula von der Leyen entusiasta dell'accordo provvisorio sui cambiamenti climatici, ma molti eurodeputati non condividono questa gioia

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Le emissioni di gas serra dell’Unione europea dovranno essere ridotte di al meno il 55% entro il 2030, rispetto ai valori del 1990. Lo ha stabilito l’accordo politico raggiunto dal Consiglio e dal Parlamento europeo. 

Stiamo parlando di un accordo, ancorché provvisorio, tra gli stati membri e il Parlamento sulla legge europea sul clima. Questa comunicazione arriva proprio alla vigilia del summit sul clima voluto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, al quale parteciperà anche il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping fra qualche giorno.

La Commissione europea ha presentato la proposta e, dopo che sarà approvata, diventerà vincolante per tutti gli stati membri. L’obiettivo fissato oggi rappresenta una tappa intermedia per raggiungere la completa neutralità climatica entro il 2050, come stabilito dal Green Deal europeo. 

Inoltre stabilisce l’istituzione di un comitato scientifico consultivo sui cambiamenti climatici, un organismo indipendente che fornirà consulenza scientifica e rapporti sullo stato dell’implementazione delle norme dell’Unione e bilanci indicativi dei gas serra.

Il gas naturale e l'energia nucleare sono stati temporaneamente esclusi dalla Green Finance Taxonomy.

È un sistema che definisce se un'attività economica è sostenibile dal punto di vista ambientale, in modo che gli investitori decidano dove mettere i loro soldi.

Dopo la presentazione della normativa, questo mercoledì la Commissione europea ha riconosciuto che è necessario più tempo per giungere a una conclusione sulle cosiddette fonti energetiche di "transizione".

Così Mairead McGuinness, Commissario europeo per i servizi finanziari:  "Ci sono molti paesi al momento che hanno bisogno di fare quel salto, e il gas gioca un ruolo importante. Il regolamento votato dai colegislatori, è piuttosto restrittivo, quindi quello che faremo è guardare al ruolo del gas in un più ampio ambito di transizione. E penso che ciò che abbiamo imparato da questa esperienza sia il reale desiderio degli Stati membri di percorrere un percorso di neutralità climatica, anche se difficile ".

Il sistema di classificazione dell'impatto delle emissioni di CO2 ha lasciato anche l'agricoltura per un'analisi successiva, ma copre le energie rinnovabili, i trasporti, la silvicoltura, l'industria e l'edilizia.

I paesi dell'Europa orientale e meridionale che utilizzano il carbone hanno un notevole sostegno da parte del centro-destra e dei conservatori nel Parlamento europeo. Ma i verdi e il centro sinistra sostengono che questo non è in linea con le ambizioni del Green Deal.

Bas Eickhout, deputato verde dei Paesi Bassi (correlatore sulla risoluzione del PE sulla tassonomia della finanza verde):  "Se l'Europa sta dicendo da una parte che vogliamo essere neutrali dal punto di vista climatico tra 30 anni, è ridicolo affermare che, allo stesso tempo, possiamo anche costruire nuovi impianti a gas e definirlo un investimento verde. Queste strutture ci sarànno per almeno per 40 anni e supereremo quindi la scadenza del 2050, anno in cui avremmo dovuto diventare neutrali dal punto di vista climatico. Non sto dicendo che il gas non giochi alcun ruolo, ma esso è molto limitato".

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito l’accordo come un “elemento essenziale del Green deal europeo”, ma molti deputati non condividono affatto il suo entusiasmo.

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