Sopravvivere all'apocalisse: i survivalisti spagnoli si preparano

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Di Valérie Gauriat
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La pandemia ha spinto molti spagnoli a iscriversi a corsi di sopravvivenza. I survivalisti - o prepper - gongolano: loro avevano già previsto tutto. Andiamo a esplorare questo movimento nato negli Usa, che in Europa sembra avere smussato un po' certe tendenze estremiste.

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La pandemia ha spinto molti spagnoli a iscriversi a corsi di sopravvivenza. I survivalisti - o prepper - gongolano: loro avevano già previsto tutto. Andiamo a esplorare questo movimento nato negli Usa, che in Europa sembra avere smussato un po' certe tendenze estremiste.

Un movimento che fa adepti

È una bella giornata di sole sulle montagne a un'ora da Madrid. Oggi da tutta la Spagna sono arrivati qui gli "studenti" di una lezione all'aperto un po' particolare. L'istruttore sta mostrando una pietra e spiegando: "Possiamo trasformarla nella punta di una lancia, la punta di una freccia, un'ascia. E possiamo anche usarla per accendere un fuoco".

È uno dei tanti corsi di sopravvivenza organizzati in tutto il paese. Ai partecipanti vengono insegnate le tecniche di base necessarie per sopravvivere in caso di catastrofe.

Juan López insegna queste tecniche da molto tempo. È un prepper, un preparatore o survivalista, come vengono chiamati coloro che si preparano ad affrontare qualunque calamità possa abbattersi su di noi. Un movimento che sta facendo adepti con la pandemia, dice l'istruttore: "La gente comincia a capire che vivere alla giornata è controproducente. Se abbiamo delle conoscenze e possiamo attrezzarci per sopravvivere diversi giorni, al picco di queste pandemie o di certe situazioni d'emergenza, questo può salvarci".

Distancia de tiro efectivo

#supervivencia #caza #bushcraft #arco En Supervivencia la caza no es nada fácil y requiere tener armas adecuadas. Un arco es, posiblemente una de las mejores y más efectivas. En los Cursos avanzados desarrollamos algunas armas como; boleas, lanzas, mazas y piquetas, a la vez que enseñamos lo imprescindible para la caza con arco. Denominamos "distancia de tiro efectiva" a aquella en la que con gran probabilidad le daremos a la pieza en una zona de muerte, evitando perder la flecha y la presa si no hemos acertado correctamente. Para eso hay que practicar y en éste vídeo exponemos un resumen de la clase impartida. El verdadero superviviente tiene que dominar, o al menos controlar gran variedad de conocimientos y habilidades, el compendio de todas ellas nos hace más fuertes y preparados. Más información en www.esupervivencia.com

Posted by Escuela Española de Supervivencia on Wednesday, August 19, 2020
Lezioni di tiro con l'arco

L'incertezza: la pandemia e dopo la pandemia

In Spagna, uno dei paesi più colpiti dalla pandemia, il survivalismo, o preparazionismo, si diffonde a macchia d'olio. In meno di un anno la domanda è cresciuta di oltre il 30 per cento, ci informa il direttore della Escuela Española de Supervivencia, Ignacio Ortega: "Una cosa è vivere una situazione di sopravvivenza quando delle persone si perdono in montagna. Un'altra cosa è trovarsi in una situazione di sopravvivenza che colpisce lo Stato in generale, quando le squadre di soccorso, il sistema di sicurezza sociale, il sistema sanitario crollano. Allora la gente si rende conto di non poter contare su professionisti esterni come prima. Quindi hanno bisogno di autogestione, autosicurezza, ed è normale che vogliano imparare".

Pascual è una di queste persone. Imprenditore, è arrivato da Valencia, a quattro ore di macchina, per seguire il corso. Dice di volersi preparare per proteggere la sua famiglia: "Quello che mi ha motivato a venire fondamentalmente è la situazione di incertezza che stiamo vivendo. Non mi preoccupa tanto la pandemia, quanto quel che potrebbe succedere dopo. La crisi economica che stiamo subendo, e che subiremo per anni. Quando finiranno gli aiuti dei governi, potremmo iniziare a vedere licenziamenti di massa, potrebbe esserci carenza di cibo nelle città, situazioni di caos, rivolte... Preferisco prendere l'iniziativa e prepararmi, non si sa mai".

Una comunità riservata

Crescono anche i gruppi sui social media, dove i prepper condividono timori e si scambiano consigli su come far fronte a potenziali catastrofi. Ma entrare nella loro sfera privata non è facile. Per quattro volte dei prepper che avevano accettato di incontrarci in diverse città spagnole hanno annullato l'appuntamento all'ultimo minuto.

Uno dei nostri contatti ci invia un filmato delle scorte che ha in magazzino per far fronte alle catastrofi. Carburante, kit di sopravvivenza, cibo disidratato o in scatola, ma anche abbiagliamento mimetico, equipaggiamento antinucleare, armi e munizioni, sono solo alcuni degli oggetti che i preparatori custodiscono in magazzini individuali o collettivi, sempre tenuti segreti.

Una filosofia "preoccupante"...

Nato negli Stati Uniti durante la guerra fredda, e spesso vicino a ideologie di estrema destra, il survivalismo in Europa si esprime in genere in forme meno radicali.

La filosofia di coloro che si definiscono neo-survivalisti o prepper resta comunque preoccupante agli occhi di Bertrand Vidal, sociologo francese esperto di survivalismo: "I survivalisti si organizzano in comunità, cercano di condividere con altri gli strumenti per sopravvivere. Fanno riferimento alla fiaba della cicala e della formica. Da un lato ci sarebbero le cicale che non hanno visto arrivare l'inverno, la catastrofe, cioè noi. Dall'altro lato, ci sarebbero i survivalisti, le formiche che immagazzinano e si organizzano, soprattutto in comunità, come delle colonie. In altri termini, sarebbero gli eletti dell'Apocalisse, gli eletti del mondo che verrà dopo, i winner, mentre noi saremmo i loser e quasi meriteremo di morire in questa fine del mondo immaginata ma anche sperata dai survivalisti".

... ma loro smentiscono

Il mondo che verrà dopo è quello cui si stanno preparando le famiglie che andiamo a incontrare nei pressi della città di Toledo, a sud di Madrid. Piuttosto che sterminare le cicale, vogliono condividere con loro le loro conoscenze. Prepper esperti, ci conducono in uno dei luoghi a loro familiari, dove vengono a ritrovare un legame con la natura attraverso tecniche ancestrali, come l'uso di un forno sotterraneo, risalente alla preistoria. 

Javier Garcia Serrano, istruttore della Gaia Survival School, spiega: "Ci si può preparare per quello che potrebbe accadere, e poi ci sono quelli che vogliono farti del male. Perché purtroppo, quando succede qualcosa di questo genere, ci sono sempre persone che uccidono, rubano, saccheggiano... Puoi cercare di nascondere le tue cose, seppellire gli oggetti indispensabili in un luogo che conosci solo tu. Questo può tirarti fuori dai guai. Io spero che non succeda niente. Ma succederà".

I prepper hanno anche consigli su come organizzare un matrimonio "survivalista"

Roberto Fernandez Garcia e sua moglie Melania Moreno Varas hanno aperto questa scuola di sopravvivenza un anno fa. Seppellire oggetti per poter sopravvivere per diversi mesi è una delle cose che insegnano. Hanno preparato un barile tipo: kit medico, alimenti in scatola, sementi, candele, sapone, funi e coltelli sono solo alcuni degli indispensabili che fanno parte delle scorte di base di un prepper.

Dopo aver seppellito il barile, viene posizionata una pietra come punto di riferimento per poterlo ritrovare in caso di necessità.

Questa però è solo una dimostrazione per le nostre telecamere, i tesori di famiglia sono nascosti altrove, e in quantità maggiori, ci svela Roberto: "Siamo una famiglia di quattro persone, presto cinque, quindi un secchio così piccolo non basterebbe. Abbiamo tre casse sepolte almeno in due punti diversi della Spagna. Una contiene tutto il necessario medico, un'altra il cibo, e l'ultima tutto il necessario per difenderci".

Chiediamo se siano davvero convinti che un giorno tutte quese cose serviranno. Risponde Melania: "Possono esserci catastrofi naturali, perché il pianeta va sempre peggio, possono esserci altre pandemie, possono esserci conflitti di ogni tipo, quindi credo che sì, un giorno potrei doverle usare. Se non dovrò usarle, tanto meglio. Ma se devo usarle, so dove sono".

Roberto ci tiene a precisare che non si tratta di paranoia o di estremismo: "C'è gente che pensa che noi che ci prepariamo per questo tipo di eventualità siamo pazzi. In realtà che cosa c'è di meglio che ritrovare il contatto con la natura preparandosi senza farne un'ossessione, senza stare a pensare tutto il giorno che il mondo finirà domani? Non ci prepariamo per quando ci sarà la fine del mondo, ci prepariamo in caso dovesse esserci la fine del mondo".

Journalist • Selene Verri

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