C'è posto per l'UE in Bielorussia?

C'è posto per l'UE in Bielorussia?
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Di Elena Cavallone
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Il paese sta attraversando un'ondata di rivolte senza precedenti. L'opposizione chiede il sostegno dell'UE ma Bruxelles vuole evitare un'intervento militare di Mosca

La giusta distanza

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Nel caos della rivoluzione bielorussa trovare la giusta distanza per l’Unione europea è un raffinato esercizio di diplomazia. Dopo la denuncia dei brogli elettorali che hanno assicurato il sesto mandato di Lukashenko e la condanna della violenta repressione delle proteste, ora i 27 studiano come sostenere la richiesta di democrazia nel paese.

Sebbene la stessa opposizione bielorussa abbia ripetuto che non si tratta di una rivoluzione geopolitica, i forti legami energetici, culturali ed economici tra Minsk e Mosca impongono cautela.

Secondo Kristi Raik, analista presso il Centro internazionale per la difesa e la sicurezza, Bruxelles deve agire con umiltà.

"L'influenza dell'UE in Bielorussia è molto limitata, contrariamente a quella della Russia, quindi a breve termine potrebbe darsi che l'UE non avrà molta influenza sugli sviluppi nel paese . Tuttavia, credo che sia molto importante fornire supporto morale e pratico umanitario a sostegno dei manifestanti e della società civile in Bielorussia".

Sostegno all'opposizione

L'UE riconosce Lukanhesko come il presidente con cui avviare un dialogo per indire nuove elezioni trasparenti, una richiesta finora rifiutata dal leader Bielorusso. Il Parlamento europeo martedi ha invitato Svetlana Tikhanovskaya, volto dell'opposizione, a partecipare alla riunione straordinaria della Commissione affari esteri. "La Bielorussia è parte dell'Europa - ha affermato- e vogliamo che nel nostro paese vengano rispettati lo stato di diritto, l'indipendenza del sistema giudiziario e i diritti umani". Un appello che riceve l'appoggio di tutti i gruppi politici, spiega il presidente della commissione per gli affari esteri David McAllister.

“Siamo a favore della democrazia, dello Stato di diritto e di elezioni trasparenti ed è per questo che queste nuove elezioni devono svolgersi sotto la supervisione di organizzazioni internazionali - spiega il presidente della commissione affari esteri del parlamento europeo- Secondo me deve essere l'OSCE perché è un'organizzazione dove non ci sono solo nazioni europee ma anche USA e Canada, Bielorussia e Russia".

Sanzionare Minsk e contenere Mosca

Una partecipazione dell'UE nella vita politica della Bielorussia considerata eccessiva da Mosca potrebbe pero' rappresentare un pretesto per un'azione militare da parte del presidente russo Putin. Per il momento i leader europei minacciano dunque di imporre sanzioni mirate contro i responsabili delle violenze e della falsificazione dei risultati elettorali. Tuttavia, il timore è che queste misure possano influenzare indirettamente anche la popolazione civile senza di fatto esercitare un'efficace leva sul regime.

"Le sanzioni sono sempre un'arma a doppio taglio- afferma Jelena Milic, analista presso il Center for Euro Atlantic Studies-. Penso che ciò che l'UE abbia fatto correttamente sia stato il tempestivo rifiuto dei risultati delle elezioni. Penso che ora sia il caso di avviare un tentativo di mediazione, un dibattito tra i partiti di opposizione, le istituzioni elettorali e il regime, perché la mediazione legittimerebbe di fatto l'opposizione e ci sono rivendicazioni in questo senso".

Ma al momento il Cremlino sembra essere l'unico interlocutore di Lukashenko. La posta in gioco per evitare un'altra Maidan è alta e il disimpegno degli Stati Uniti offre a Bruxelles un motivo in più per ponderare le sue azioni.

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