Covid-19 e il sesso a pagamento: si riaccendono le luci rosse di Amsterdam

Covid-19 e il sesso a pagamento: si riaccendono le luci rosse di Amsterdam
Diritti d'autore © Valérie Gauriat, euronews
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Dal 1 luglio riapre il quartiere a luci rosse di Amsterdam. Le lavoratrici del sesso: "Il lockdown ci ha stravolto la vita e non siamo state tutelate"

Nelle prime settimane estive, la vita sta lentamente riprendendo per le strade di Amsterdam.
O quasi.
I luoghi notturni più famosi della città sono deserti. Solo pochi neon brillano ancora nelle strade desolate. Per la prima volta dall'inizio del XIX secolo, la prostituzione è stata 'criminalizzata' nei Paesi Bassi: colpa di Covid-19 e delle misure, anche di sostegno, che hanno relegato ai margini uno dei settori economici più fiorenti.
Le 'sex workers' sono state a lungo in isolamento a causa della crisi sanitaria dovuta al coronavirus. In caso di violazioni, hanno rischiato pesanti multe e un richiamo sulla fedina penale.

Ora l'appello delle lavoratrici del sesso è stato ascoltato: proprio mentre il nostro report andava in onda, il governo dei Paesi Bassi ha deciso di revocare il divieto di lavoro sessuale a partire dal 1° luglio.
Ma la situazione è stata difficile, le manifestazioni si sono moltiplicate per chiedere maggiore attenzione nei confronti di un comparto, che contribuisce in maniera consistente al prodotto interno lordo del Paese.

Stella, lavoratrice del sesso: ''il sussidio da 1000 euro non mi basta''

A causa del blocco, una minoranza delle lavoratrici del sesso, registrata alla camera di commercio olandese sotto la voce 'lavoratori autonomi', riceve un'indennità mensile di circa 1000 euro. Non è sufficiente a coprire le spese, dice Stella, perché i padroni di casa spesso applicano tariffe più alte per le sex workers. 

"Il mio affitto è di 1500 euro, per un monolocale! - racconta Stella - Ora, a causa di questa situazione, vivo con qualcun altro in casa mia solo per condividere l'affitto, solo per poter sopravvivere, senza dover fare per questo qualcosa di male". Secondo Stella, "il governo non ritiene di grande importanza che le vetrine del sesso restino chiuse, questo però spingerà molte più ragazze a lavorare illegalmente - ci dice - se tengono chiuso, probabilmente troverò un modo per lavorare, anche in maniera illegale. Non voglio, ma mi costringono a farlo".

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Stella, sex workerEuronews

Luci rosse e sottobosco d'illegalità durante il lockdown

Durante il blocco, il sottobosco dell'illegalità ha creato diversi problemi. Un cliente abituale dei bordelli del distretto a luci rosse ha cercato di aggirare le regole durante un suo recente viaggio.
Ha contattato una prostituta che lavorava illegalmente in un hotel. Non è andata bene: "Quando sono arrivato nella stanza - dice l'uomo - la ragazza ha preso i soldi e ha detto che doveva fare una telefonata. Poi è uscita dalla stanza ed è scappata via. Quando vai con le donne 'in vetrina', c'è un pulsante d'allarme che si può premere in caso di problemi. Così si sa che è tutto a posto e sicuro. E ci sono, ovviamente, alcune regole igieniche che devono essere rispettate. Se i clienti non vogliono usare il preservativo, vengono buttati fuori dalle loro stanze e tutto è molto più sicuro e igienico".

"So che Amsterdam è un posto molto bello - dichiara Samantha, che lavora nel quartiere a luci rosse da 20 anni - ma la gente, i turisti vengono sempre per noi. Bisogna ammetterlo. E non è giusto che ci siano donne che vengono qui per una settimana, due settimane, e poi se ne vanno. Qui paghiamo un sacco di tasse! E altre vengono per fare soldi facili e gratuiti!".

Sussidi (con parametri restrittivi) e associazioni di beneficenza

Legale nei Paesi Bassi, l'industria del sesso è una delle più organizzate e regolamentate d'Europa. Contribuisce ufficialmente al Pil del paese, ma è anche fortemente tassata. Tuttavia, i criteri per ottenere gli aiuti di Stato, in regime di blocco, si sono rivelati particolarmente restrittivi per le lavoratrici a luci rosse.
Gli operatori dei bordelli hanno coperto le loro vetrine con i manifesti di protesta. Chi affittava le stanze, è rimasto senza entrate.

Ma sono soprattutto le sex workers ad aver conosciuto momenti davvero drammatici: l'isolamento ha fatto sprofondare molte di loro nella povertà, soprattutto quelle che non avevano diritto al sostegno statale.
Scarlett Cord è una delle associazioni di beneficenza che ha distribuito loro settimanalmente beni di prima necessità e buoni pasto.

"Forniamo un servizio di cui si avvale una vasta popolazione maschile dei Paesi Bassi - rimarca Irina - non si tratta solo di sesso, è molto più. Quindi, sì, siamo una parte importante della società! Prendeteci sul serio!".

Dal 1 luglio, dunque, l'appello a luci rosse è stato accolto: il distretto del sesso viene riaperto.

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