Coronavirus, riaprono le frontiere ma non per tutti i cittadini Ue

Coronavirus, riaprono le frontiere ma non per tutti i cittadini Ue
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Di Sandor Zsiros
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Un viaggio da Bucarest a Bruxelles, con controlli alla frontiera paese dopo paese. Rumeni, croati e bulgari ancora fuori Schengen e il coronavirus non c'entra

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Attraversare l'Europa in macchina in tempi di coronovirus e controlli alle frontiere non è una passeggiata gradevole. Lo sa bene l'eurodeputato rumeno Dacian Ciolos che ha documentato con un video il suo viaggio in auto da Bucarest a Bruxelles. Il parlamentare ha dovuto giustificare paese dopo paese il motivo del suo viaggio, con tanto di formulari scritti, come gli è stato richiesto di fare in Austria. "A dire il vero - ha detto Ciolos - noi rumeni siamo abituati a questo trattamento anche in tempi ordinari quando le frontiere sono aperte". Romania, Bulgaria e Croazia infatti sono ancora in attesa di entrare del club del libero movimento stabilito dal trattato siglato nel 1990 nella città lussemburghese di Schengen. 

La ragione è che per alcuni Stati membri, come Francia e Olanda, questi tre Stati che hanno aderito più recentemente all'Unione europea, non soddisfano tutti gli standard per entrare nell'area Schengen. E in cima alle ragioni c'è il timore che questi paesi non sappiano esercitare un rigido controllo sulle proprie frontiere esterne. Ma la pandemia portrebbe cambiare le cose a favore degli esclusi. 

"Per la prima volta, a causa del coronavirus - ha affermato Dragoș Tudorache, eurodeputato rumeno del gruppo dei liberali - tutti i cittadini europei hanno dovuto subire i controlli che subiscono quelli che vengono da Romania, Bulgaria e Croazia, nonostante noi rumeni facciamo parte dell'Unione europea da oltre 13 anni. Credo che sia finalmente arrivato il momento di lanciare un messaggio positivo ai cittadini di questi tre paesi per farli sentire come tutti gli altri.”

Per il Parlamento e la Commissione europea Romania, Bulgaria e Croazia sono ormai pronte ad entrare a pieno titolo anche nell'area Schengen, ma le resistenze persistono all'interno del Consiglio europeo.

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