Coronavirus, al via la cassa integrazione europea

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Di Susan Dabbous
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Coronavirus, al via la cassa integrazione europea. Per sindacati e europarlamentari così potrebbe iniziare un rapporto diretto tra lavoratori e UE.

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Cento miliardi di euro per guardare in faccia una crisi del lavoro senza precedenti. Il Consiglio europeo ha approvato oggi SURE, un programma di sostegno al pagamento degli stipendi che dovrebbe entrare in vigore già a partire dal primo di giugno.

Dall'inizio della crisi, oltre 40 milioni di lavoratori in Europa hanno presentato domanda per ottenere la cassa integrazione  o  la disoccupazione. In Italia il fenomeno ha coinvolto il 46% dell'intera forza lavoro. E SURE è disegnato proprio per venire incontro agli Stati che aiutano le aziende a non licenziare. Il programma si basa poi sull'idea di solidarietà europea, perché il fondo per le garanzie lo mettono tutti e 27 gli stati membri ma a farne richiesta saranno i paesi più colpiti dalla panemia.

Non tutti gli Stati membri accederanno a SURE.

Alcuni paesi come il Belgio, ad esempio, potrebbero non avere bisogno di accedere a questa linea di credito, potendo far conto sugli ammortizzatori sociali già esistenti, come ricorda la sindacalista belga Miranda Ulens dell'ABVV-FGTB, che plaude però l'iniziativa europea perché è un buon segnale di solidarietà. La sindacalista fiamminga, infatti, rimarca l'obbligo da parte di tutti gli Stati di dare un sostegno finanziario. “Perché bisogna evitare – ammonisce - che ci sia una enorme tasso di disoccupazione che porterebbe ad una concorrenza sleale tra lavoratori europei.” 

Dello stesso parere l'eurodeputato Andrea Cozzolino, del PD, “SURE – afferma – apre una stagione europea, nuova, d'impegno sul piano sociale. Bruxelles per la prima volta non lascia il tema del lavoro solo all'autonomia degli Stati, ma costruisce un rapporto diretto con i cittadini facendosi carico del costo di una prolungata assenza di lavoro e facendo sentire i lavoratori meno soli”. 

SURE è un prestito e non un sussidio

SURE rientra nell'ambito dei mutui e non dei prestiti a fondo perduto. "Per l'Italia esiste comunque un vantaggio nel prendere un prestito di 15-20 miliardi di euro da SURE – spiega Cozzolino - È uno strumento importante che mette il nostro debito in una condizione più sostenibile, riduce anche il tasso di interesse che stiamo pagando quando prendiamo in prestito denaro sui mercati, ma 100 miliardi potrebbe essere troppo pochi.” 

A scanso di equivoci, l'europarlamentare tiene e ricordare che: “non siamo nel dopoguerra della seconda guerra mondiale, non ci sarà una potenza esterna, o moneta estera, a portarci aiuto dall'esterno". Il finanziamento della ricostruzione, dopo il Coronavirus, sarà a carico dei cittadini europei. “Qualsiasi strumento adotteremo: SURE, Recovery found, Eurobond, farà sempre leva sul risparmio dei cittadini europei", afferma.

Covid-19 e Meditarraneo

L'onorevole Cozzolino in qualità di presidente della Delegazione del Parlamento UE per le relazioni con i Paesi del Nord Africa, ricorda poi quanto l'UE stia facendo per combattere il Covid-19 nel Maghreb, ma dice anche che non è abbastanza. “Abbiamo avviato un programma di aiuto economico e sanitario con la Tunisia, alle prese con il Coronavirus. Ma nel quadro d'insieme non siamo ancora all'altezza della situazione, la politica Mediterrannea viene ancora affrontata con troppa timidezza.” E la missione europea per vigilare sull'embargo delle armi in Libia, Irini, ne è un esempio. “è un primo passo – dice - ma se decidiamo di prendere la posizione di non dividere la Libia, e mantenerne l'integrità, dobbiamo avere una capacità militare nella zona per salvaguardare una funzione di pace, ed evitare che vi siano influenze straniere anche nel trafico di armi. Irini può salvare la nostra coscienza momentanea – chiosa - ma non sembra avere una grande prospettiva.” 

Per l'eurodeputato ci vuole una svolta e l'Europa, si sa, avanza a passo d'elefante. Ma l'approvazione di SURE è comunque un fatto da annotare.

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