Conoscere meglio i cicloni? Ci aiutano le tartarughe

In collaborazione con The European Commission
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Di Aurora Velez
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Focus su cicloni e #climatechange per ReNovRisk, progetto di ricerca europeo.

Impressionanti e spesso devastanti, i cicloni colpiscono regolarmente le coste della Réunion e di altri Paesi dell'Oceano Indiano.
Comprendere la natura di questi fenomeni meteorologici per meglio prevedere quando e dove nascono è al centro di un progetto di ricerca euopeo, chiamato ReNovRisk Cyclones. L'obiettivo è quello di migliorare la capacità di resistenza dei territori di fronte ai principali rischi naturali e, in particolare, di fronte ai rischi ciclonici.
Questo programma, che si basa su un ampio consorzio di competenze scientifiche e tecniche, fa parte della strategia regionale per il periodo 2014-2020.

L'isola della Réunion e i paesi dell'Oceano Indiano sono colpiti ogni anno da questi fenomeni meteorologici, a volte devastanti, con venti di oltre 120 km all'ora e un tratto caratteristico: l'occhio del ciclone può essere estremamente distruttivo.
Al contrario di altre parti della Terra, dove i cicloni vengono osservati regolarmente, qui non sono state fatte molte ricerche. Cyclones si concentra dunque sugli impatti meteorologici e oceanografici dei cicloni tropicali sui territori dell'Oceano Indiano sudoccidentale all'orizzonte attuale e futuro.

Capire i cicloni con l'aiuto delle tartarughe Caretta Caretta

Le tartarughe Caretta Caretta sono le protagoniste, uniche nel loro genere, del progetto ReNovRisk.
A Kélonia, vicino a St Leu, Mathieu Barret si prende cura di India, una tartaruga, arrivata ferita all'Osservatorio Marino, qualche mese fa.
La Caretta Caretta è stata curata, in previsione del suo rilascio in mare aperto, verso l'Oman.
Prima di lasciarla tornare a casa, i ricercatori l'hanno dotata di un sensore GPS che invierà le misurazioni della temperatura dell'acqua in profondità.

A Kélonia l'osservatorio delle tartarughe marine è un centro di sensibilizzazione ambientale distribuito su circa 1.500 metri cubi di bacini forniti di acqua di mare, locali didattici e scientifici e 1.500 metri quadri di spazio esterno. Partecipa a programmi di ricerca per la protezione delle tartarughe marine e dei loro habitat nell'isola della Réunion e nell'Oceano Indiano. A tal fine, l'Osservatorio ha avviato collaborazioni con team provenienti da tutto il mondo. Il centro di cura di Kélonia accoglie le tartarughe ferite o malate, per restituirle al mare una volta guarite.

Perché 'arruolare' le tartarughe nel progetto europeo

"Le tartarughe di questo programma sono una risorsa incredibile, proprio per raccogliere i dati sulla temperatura relativi alle profondità marine - dice Mathieu Barret del Centro di Kélonia - i dati permetteranno agli scienziati di ReNovrisk di mettere a punto il loro programma di previsione dei cicloni".
Renovrisk ha un budget totale di un milione e mezzo di euro, di cui l'85% è coperto dall'Unione europea e il restante 15% dalla Réunion e dallo Stato francese in parti uguali.

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La Francia è partner pilota del progetto, al quale partecipano Madagascar, Mozambico, Seychelles e le Mauritius. In tutto, nel bacino dell'Oceano Indiano sud-occidentale, 15 paesi beneficiano del programma. Gli specialisti di Meteo France a St. Denis studiano i dati rilevati dalle tartarughe, che raccolgono le misurazioni sulla temperatura dell'acqua a più di 300 metri di profondità: un approccio innovativo.

Secondo i ricercatori, con il cambiamento climatico i cicloni saranno probabilmente più forti, da qui l'importanza di combinare dati meteorologici e oceanici.

Dice Philippe Caroff, direttore operativo del Centro di previsione dei cicloni per il bacino dell'Oceano Indiano sud-occidentale (RSMC - Cyclones La Réunion): "Visivamente ha un grande impatto estetico, un ciclone. Ma sappiamo che, se mai dovesse colpire le zone abitate, provocherebbe molta sofferenza. Ecco perché dico che è la bellezza del diavolo".

La cooperazione tra i Paesi partner è l'altro pilastro del progetto. Elisa Rindraharisaona, sismologa, viene dal Madagascar e lavora nel team da due anni: "Le nostre strutture di ricerca condividono i dati, ad esempio quelli raccolti dalle tartarughe- dice - si tratta di parametri che vanno dalle osservazioni sismiche al GPS. Poi, combiniamo tutto per cercare di capire e prevedere dove e quando nascerà un ciclone".

La tartaruga India si unisce adesso a una decina di altri esemplari già tornati a casa, portando con sé una speranza: raccontarci di più sui cicloni e sul mare.

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