Londra e Bruxelles si accusano reciprocamente di scarsa disponibilità al dialogo. Il nodo centrale resta il backstop irlandese. Johnson non lo vuole in un ipotetico nuovo accordo, condizione inaccettabile per l'UE
Inevitabilmente Brexit è stata uno dei temi centrali affrontati dal primo leader europeo ad incontrare Boris Johnson. La visita del premier estone Juri Ratas è arrivata in una fase delicata dei rapporti tra Londra e Bruxelles, che si accusano reciprocamente di non voler riaprire il dialogo per evitare un'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea senza accordo.
Michael Gove, il ministro incaricato di preparare il Paese in caso di "no deal", si è detto dispiaciuto del fatto che l'Unione non voglia aprire un nuovo negoziato.
Posizione smentita dalla Commissione, attraverso le parole della portavoce Annika Breidthardt, che ha offerto disponibilità a colloqui nelle prossime settimane per chiarire la posizione del Regno Unito, "sia via telefono che di persona".
Secondo il primo ministro irlandese Leo Varadkar "i negoziati andranno avanti per anni, anche in caso di mancato accordo", perché la questione è cruciale, "si tratta di un cambiamento permanente nelle relazioni tra l'Unione Europea e il Regno Unito".
Il nodo resta il backstop, compromesso raggiunto da Theresa May per evitare il ritorno del confine fisico tra Irlanda e Irlanda del Nord. Johnson vorrebbe cancellare questa garanzia che comporterebbe la permanenza della Gran Bretagna nell'unione doganale.
L'Europa è inflessibile: non verrà concesso a questo premier quello che è stato rifiutato alla precedente inquilina di Downing Street.