Vertice UE al ribasso: frustrate le ambizioni ambientali e nessun accordo sulle nomine

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Quattro paesi dell'Est Europa mettono il veto su una strategia per l'azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2050. Discussioni ancora in alto mare sulle nomine dei vertici UE

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Si chiude con più domande che risposte il vertice europeo a Bruxelles, che al centro vedeva l'ambiente, la riforma dell'eurozona e le nomine dei posti chiave delle istituzioni europee.

Per quanto riguarda le ultime, tutte le carte sono ancora sul tavolo. Nessuno sembra aver trovato un accordo sui nomi presentati. Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, ha ammesso semplicemente che è necessario ricominciare le discussioni.

Venerdì i colloqui si sono concentrati sull'economia. Ci sono stati pochi passi avanti sugli strumenti finanziari per migliorare l'integrazione della zona euro, nonstante l'attenzione alle minacce provenienti dall'esterno.

"Il presidente della BCE, Mario Draghi, ha sottolineato che i maggiori rischi per le prospettive economiche globali concernono il commercio e le tensioni geopolitiche. Porteremo questo messaggio al G20 di Osaka", ha riferito il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.

Inutile dirlo, per l'Italia al centro del Summit c'era la potenziale procedura di infrazione per debito eccessivo, di cui la Commissione europea a inizio giugno ha raccomandato l'apertura.

Alla fine della prima giornata di vertice il premier Conte ha ammesso che la situazione non è facile e che avrebbe fatto di tutto per evitarla.

Fonti di governo fanno trapelare una certa inquietudine per il fatto che la Commissione europea uscente, proprio perché a fine mandato, non sarebbe disposta a fare sconti questa volta.

"Ci vuole un dialogo costruttivo da parte di tutte le parti che siedono intorno al tavolo ma sono sicuro di un approccio costruttivo, questa è la base per poter lavorare a una soluzione. L'interesse dell'Italia è l'interesse dell'Europa", ha affermato Conte in conferenza stampa.

Continua la linea dura con la Russia: estese le sanzioni economiche a Mosca a seguito dell'annessione illegale della Crimea.

Per quanto riguarda la Turchia, è stato lanciato un forte avvertimento ad Ankara, per aver condotto perforazioni nelle acque contese al largo di Cipro.

Ma una delle caratteristiche principali del vertice è stata la riduzione di una strategia climatica ambiziosa a una nota a piè di pagina. Quattro paesi dell'Europa orientale (Polonia, Repubblica Ceca, Estonia e Ungheria) hanno posto il veto all'obiettivo previsto per il 2050 di azzerare le emissioni di CO2.

Molto del lavoro sarà fatto la settimana prossima, dopo l'appuntamento del G20 in Giappone. Nel frattempo continua la corsa alle cariche dirigenziali dell'UE. La speranza è trovare un accordo durante un altro vertice il 30 giugno.

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