Ricostruita la vera Arca di Noé: quando la Bibbia entra nel dibattito sul cambiamento climatico

Ricostruita la vera Arca di Noé: quando la Bibbia entra nel dibattito sul cambiamento climatico
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Di Elena Cavallone
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Un falegname olandese ha riprodotto l'Arca seguendo le istruzioni contenute nell'antico testamento e mette in guardia: ci saranno nuove inondazioni

L'avventura biblica di Johan Huibers

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E se la Bibbia entrasse nel dibattito sul cambiamento climatico?

A Rotterdam, nei Paesi Bassi, un falegname si è imbarcato in un'avventura spettacolare. Seguendo le istruzioni nell'Antico Testamento, ha costruito una copia fedele dell'Arca di Noè.

Johan Huibers si è messo all'opera dopo aver sognato che un'alluvione avrebbe devastato il suo paese.

"A 24 anni sono diventato credente e quando ho sognato il diluvio il giorno dopo mi sono detto: cosa posso fare? Devo costruitr un' arca per parlare di Dio".

Johan afferma che le scritture parlano di altre inondazioni in arrivo, ma è convinto che il riscaldamento globale sia un processo naturale, sul quale l'attività umana non ha alcun impatto.

"Si tratta di un fenomeno che è iniziato dopo Noah, 4000 anni fa- spiega- e continuerà: farà sempre più caldo. Stessa cosa vale per gli oceani, che hanno cominciato a innalzarsi e continueranno a farlo. Possiamo chiamarlo il riscaldamento globale, se vogliamo, ma è qualcosa di assolutamente normale. L'attività umana ha nulla a che vedere con tutto questo: sono i vulcani, i terremoti e gli eventi naturali che causano il riscaldamento. Non so cosa accadrà nei prossimi anni, ma sicuramente arriveranno altre inondazioni".

La ricostruzione dell'Arca di Noé è attualemente ancorata vicino a Rotterdam e pronta per salpare a febbraio verso Israele

La nave è un'attrazione turistica, pensata per raccontare la storia della Bibbia. È lunga 122 metri e alta 23. Può ospitare 4000 persone e 15.0 00 specie di animali.

Cresce il rischio di inondazioni in Europa

Costruire un'arca per sopravvivere a un diluvio potrebbe sembrare una trovata bizzarra. Ma il rischio di inondazioni è più realistico che mai: il riscaldamento globale sta già sconvolgendo il clima e le cose potrebbero peggiorare in futuro.

Secondo uno studio recente condotto dallo Joint Research Centre della Commissione europea, e l'Università dell' Exeter, negli anni a venire l'Europa occidentale e centrale sarà soggetta a maggiori inondazioni fluviali.

La mappa mostra i paesi europei maggiormente colpiti dalle inondazioni fluviali in caso di riscaldamento globale. La prima colonna a sinistra indica uno scenario nel caso di riscaldamento fino a 1.5. gradi centigradi, la seconda un aumento di 2 gradi e la terza un aumento di 3 gradi

Lorenzo Alfieri, ricercatore e coautore dello studio, spiega di aver condotto una simulazione sui possibili scenari fino al 2100.

"Con il riscaldamento globale aumenta la quantità di acqua nell'atmosfera che si riversa nei corsi d'acqua sotto forma di piogge. A questo bisogna aggiungere lo scioglimento dei ghiacciai e della neve. Entrambi rilasciano acqua lentamente, mentre il loro scioglimento comporta l'arrivo a valle di maggiori quantità d'acqua in poco tempo".

Diversa la situazione per il sud, destinato invece alla **siccità: **"Si prevede una estremizzazione delle attività climatiche: ci potrebbero essere periodi di siccità, alternati a intense piogge".

Al rischio di inondazioni fluviali si aggiunge anche l'innalzamento del livello del mare per i paesi che hanno lunghi litorali.

I Paesi Bassi sono il paese maggiormente esposto al rischio di inondazione. Gli esperti stanno lavorando a soluzioni ingegneristiche per contenere l'innalzamento del livello del mare e far confluire l'aqua piovana in zone al alta ritenzione idrica

Ad ogni modo, gli effetti del riscaldamento globale saranno inevitabili, sostiene Jaap Kwadijk - esperto di gestione delle risorse idriche e delle inondazioni- ma la loro dimensione dipenderà da quanti gradi verranno raggiunti.

"Pensiamo che sia possibileadattasi a un riscaldamento di 1.5 gradi centigradi, forse 2, ma oltre i 2 grandi semplicemente non sappiamo se saremo in grado adattarci. Aree come l'Antartide potrebbero diventare instabili e i ghiacci sciogliersi più velocemente, comportando un incredibile aumento del livello del mare".

Sia Alfieri che Kwadijk sostengono che le città dovranno adeguare la loro struttura urbana per far fronte alla presenza di maggiore acqua. Ci sarà bisogno di meccanismi di ritenzione idrica più efficienti e migliori sistemi di allarme.

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