Una scuola europea porta la speranza in Georgia

Una scuola europea porta la speranza in Georgia
Di Elena Cavallone
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Inaugurata a Tbilisi la prima scuola europea che accoglierà studenti provenienti da Armenia, Azerbaijan, Georgia, Ucraina, Moldavia e Bielorussia. Così Bruxelles cerca di accrescere il suo ruolo, in una regione dominata da conflitti congelati

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Tornare sui banchi di scuola dopo l’estate non è facile ma per Miriam Kebadze, una ragazza di 17 anni originaria di Kareli - una piccola città della Georgia- da settembre inizia un’avventura: grazie a una borsa di studio offerta dall’UE, frequenterà la prima scuola europea nella capitale, Tbilisi. Una grande opportunità per lei che sogna di diventare diplomatico.

"Sono un po 'nervosa perché probabilmente sarà difficile per gli studenti, ma spero che l'anno di studi che mi aspetta sarà fantastico. Certo, mi mancheranno i compagni di classe ma qui non avrei le stesse opportunità".

Miriam Kebadze, studentessa georgiana che frequenterà la prima scuola europea a Tbilisi

La sua famiglia è fiduciosa che con una migliore educazione, Miriam potrà contribuire allo sviluppo del Paese, che bussa con insistenza alle porte dell'UE per scappare dalle cicatrici del suo passato sovietico.

L’ultima: la guerra con la Russia, che dal 2008 occupa l’Ossezia del sud, una regione secessionista, situata a circa 20 chilometri da Kareli.

"Ci sono molti problemi nel paese -sottolinea il padre di Miriam- abbiamo dei territori occupati, bisogna rispondere a questi problemi con delle azioni e proprio la generazione di Miriam può apportare un cambiamento positivo. Per collaborare meglio con l'Unione europea e la NATO, questo paese deve essere reattivo davanti alle sfide".

In questa avventura Miriam non è sola:  30 studenti tra i 16 e i 17 anni provenienti da Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina hanno ricevuto la stessa borsa di studio. I costi per questi due anni di corso includono il vitto, l'alloggio e il materiale didattico. Un progetto da 7 milioni di euro in totale per ottenere un diploma internazionale e studiare l’Europa.

Studenti provenienti dai 6 paesi del partenariato orientale

Già perché le loro idee sull'Unione sono molto diverse e riflettono le aspirazioni dei loro governi.

Paesi come la Georgia, la Moldavia e l'Ucraina guardano all'UE come ad un miraggio, una realtà che per loro vuol dire sicurezza e benessere economico. Non è un caso che siano proprio questi tre stati ad aver firmato con Bruxelles il trattato di associazione, un accordo che prevede non solo una progressiva liberalizzazione del commercio, ma che in via generale mira ad instaurare una relazione politica privilegiata con l'UE, in cambio di riforme.

"Non hanno confini in Europa, condividono gli stessi valori come la libertà, l'uguaglianza, lo stato di diritto e tutto questo mi piace, è quello che l'Europa significa per me ", ci confessa per l'appunto Costantin, proveniente dalla Moldavia.

Diversa è la situazione per l'Armenia, che dal 2015 è membro dell'Unione euroasiatica e che nel conflitto con l'Azerbaijan sul Nagorno Karabakh ha Mosca dalla sua parte.

Baku, forte delle sue risorse petrolifere e di gas, intende restare a distanza di sicurezza dall'UE, che chiede pericolose riforme in tema di diritti civili e rispetto della democrazia, mentre la Bielorussia è storico alleato di Putin.

La nuova scuola europea a Tbilisi

"Personalmente ritengo che l'Unione europea sia un dinosauro politico"- esclama Ulvi Gitaliev, uno studente azero - è molto forte ma non è al passo con il 21 ° secolo, ecco perché paesi come il Regno Unito se ne vanno o perché ci sono divisioni interne in materia di economia, immigrazione e su altre questioni. Penso che il futuro dell'Unione europea sia in pericolo".

Migliorare le prospettive per i giovani è uno degli obiettivi della cooperazione tra l’Unione europea e i paesi del partenariato orientale. In regioni caratterizzate da conflitti latenti e instabilità politica, la possibilità di intraprendere un percorso di studi europeo può avvicinare le nuove generazioni e favorire la pace e la sicurezza in questi territori.

La creazione di questa scuola, che ha aperto le porte il 4 settembre, è però soprattutto un esercizio di soft diplomacy per l’Unione europea, che vuole accrescere il suo ruolo nella regione.

"Dobbiamo confrontarci con i nostri vicini - spiega il Commissario all'allargamento Johannes Hahn- dobbiamo migliorare non solo le relazioni, ma anche le condizioni di vita nel nostro vicinato, perché ciò ha un impatto immediato per noi europei. Si tratta esportare stabilità oppure di importare instabilità".

L’iniziativa ha suscitato l’interesse di altri paesi del vicinato europeo, che vorrebbero aprire scuole simili.

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