Bielorussia, dove due gioventù vivono fianco a fianco

Bielorussia, dove due gioventù vivono fianco a fianco
Di Cristiano Tassinari
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In un paese ancora dominato da Alexander Lukashenko e diviso tra la sua eredità sovietica e la sete di modernità, ci sono giovani che combattono per la loro libertà e che sognano l'Europa e ci sono altri giovani felici di servire la Patria e alimentare il sentimento di patriottismo.

La nostra collega di Euronews, Valérie Gauriat, ha realizzato questo straordinario reportage in Bielorussia.

Il 25 marzo, 100 anni fa e oggi

Il 25 marzo, migliaia di persone si sono ritrovate a Minsk, capitale della Bielorussia (il nome internazionale ufficiale del paese è Belarus, riconosciuto dalle Nazioni Unite), per celebrare il centenario della proclamazione della Repubblica Popolare Bielorussa del 1918, spazzata via appena qualche mese dopo dai bolscevichi.

La manifestazione del 25 marzo 2018 a Minsk, la capitale della Bielorussia.

Una commemorazione che finora non era mai stata riconosciuta ufficialmente dal regime del presidente Alexander Lukashenko.
La festa nazionale ufficiale è il 3 luglio, data che ricorda - nel 1944 - la liberazione di MInsk dalle truppe tedesche.

In realtà, oltre al 25 marzo e al 3 luglio, esiste un'altra data ricordata da molti bielorussi come vera data di indipendenza: il 27 luglio 1990, il giorno di dichiarazione di "sovranità" della Bielorussia dall'Unione Sovietica.

Ma per la maggior parte de cittadini, il 25 marzo, il cosiddetto "Giorno della Libertà", è il vero simbolo dell'identità bielorussa.
Proprio come la vecchia bandiera bianco-rosso-bianco, sostituita nel 1995.
Lo stendardo, bandito da molto tempo, questa volta ha avuto il diritto di sventolare per la capitale, ma solo nel perimetro previsto dalle celebrazioni.

"Spero che questo sarà l'inizio forse della nostra nuova libertà, perché i bielorussi non sono liberi in Bielorussia", grida un ragazzo che partecipa alla manifestazione.

"Spero sia l'inizio di una nuova libertà", dice questo giovane manifestante.

L'evento ha attirato migliaia di persone sulla piazza principali di Minsk, ma per altri che hanno cercato di radunarsi altrove, questa mattina, in un'altra parte della città, le cose non sono andate altrettanto bene.

Un'ora prima dell'inizio dei festeggiamenti autorizzati dal regime, un altro evento, in questo caso vietato, organizzato in piazza Yakub Kolas, ha avuto vita breve.

Alcune decine di oppositori del regime o semplici cittadini si sono radunati in un'altra piazza della capitale, per sfilare insieme, con slogan politici, fino al luogo delle celebrazioni.

Qualcuno ha provato ad organizzare una manifestazione prima delle celebrazioni ufficiali, ma sono stati tutti arrestati, uno dopo l'altro.
Dozzine di persone sono state arrestate quel giorno, a Minsk e in tutto il paese.

"Oggi è tempo di festa, perché tutti questi arresti?", si domanda un'anziana donna. "No, non va bene, qui abbiamo una vera dittatura, non abbiamo né libertà di espressione né lavoro dignitoso".

Statkevich: "Qui regna la paura, sempre"

Un malcontento a cui il celebre oppositore Mikalai Statkevich, già candidato alle presidenziali del 2010, vuole dare una risposta.
L'abbiamo incontrato qualche giorno prima del 25 marzo, in compagnia di sua moglie Maryna.

MIkalai Statkevich e la moglie Maryna durante l'intervista a Euronews.

I due si erano chiusi in casa da diversi giorni, per evitare un possibile arresto.
La coppia è sotto costante sorveglianza.

Nel loro appartamento, la radio è sempre accesa. E non solo per la musica.

"C'è un sistema di ascolto! E così che ci ascoltano meno...con la radio facciamo rumore e loro sentono meno", dice Maryna Adamovich.

Mikalai Statkevich è stato arrestato durante la dura repressione delle proteste di massa contro la rielezione di Lukashenko nel 2010.

La sua liberazione, insieme a molti altri prigionieri politici, nel 2015, ha portato all'eliminazione della maggior parte delle sanzioni europee contro la Bielorussia.

Ma la repressione non si è mai fermata, secondo Statkevich, che ci dice di aver passato in totale otto8 anni della sua vita in prigione.

"È un paese soffocante, è difficile respirare", dichiara Mikalai Statkevich, presidente del Partito Social-Democratico Russo. "
Qui la paura regna tutto il tempo. Se nessuno ricorda la libertà nel paese, se nessuno combatte per questo, allora la gente dimentica addirittura che la libertà possa esistere. La società si sta disintegrando e il paese diventa una facile preda per qualsiasi forza esterna. Ora Lukashenko è sostenuto da Putin, e Putin è molto più popolare di Lukashenko in Bielorussia. Ciò rende la potenziale annessione della Bielorussia molto facile e attraente per Putin. Vogliamo un futuro normale per il nostro paese, quindi è per questo che continueremo ad uscire per le strade",
conclude Statkevich_.

Arresti "preventivi"

La nostra intervista è improvvisamente interrotta.

Mikalai Statkevich risponde al telefono: "Sono Nieklaiev, Siuvchick e Viniarski, è vero"?

Il telefono continua a squillare. Tre dei principali avversari politici in Bielorussia sono appena stati arrestati.

"Sì, siamo a casa...siamo a casa nostra......proveremo...da noi c'è Euronews, penso che non faranno niente, oggi", dice Maryna al telefono.
Poi, riattacca e sospira.

Statkevich verrà arrestato quattro giorni dopo di fronte a casa sua, mentre tentava di recarsi alla marcia vietata del 25 marzo. Un vero e proprio arresto "preventivo".

La maggior parte di quelli che sono stati arrestati quel giorno sono stati rilasciati la sera stessa.

Il bavaglio alla protesta è stato meno duro che nello stesso periodo dell'anno scorso.

Nel 2017, la piazza si era unita all'opposizione per diverse settimane, dopo l'entrata in vigore di un decreto che imponeva una tassa a chi era senza lavoro, definita tassa "dei parassiti sociali".

Semplici cittadini, attivisti, giornalisti e diverse centinaia di persone erano state arrestate.

Il decreto sulla "tassa parassita" è stato abolito nel gennaio scorso.

Un solo sindacato indipendente

Oggi abbiamo un appuntamento nei locali dell'unico sindacato indipendente nel paese.

Qui, offrono supporto e consulenza ai lavoratori che si considerano sfruttati.

Vladimir e Dmitry sono diventati militanti del sindacato, dopo essere entrati nel mirino della tassa parassiti.
Vladimir aveva manifestato nel 2017, per la prima volta in vita sua.

Vladimir: "Con l'etichetta di oppositore è ancora più difficile trovare lavoro"

"Sono stato arrestato e messo in una cella senza luce, senza ventilazione, senza spiegazioni, senza un avvocato, senza il diritto di informare i miei parenti", racconta Vladimir Dmitrievich.
"Mi hanno dato una multa di 350 euro, che ha pesato molto sul mio bilancio familiare. E con un'etichetta di oppositore è diventato ancora più difficile trovare lavoro".

"Con il decreto numero 3, la mia vita è cambiata, sono diventato più consapevole delle nuove politiche e ho iniziato a imparare le leggi per potermi proteggere", spiega Dmitry Denisov.

Come molti in Bielorussia, Vladimir e Dmitry lavorano all'estero per mantenersi.
Con la crisi, i redditi sono crollati e il lavoro scarseggia.
Un decreto-legge, che pare sia in preparazione, solleva nuovi timori: questa volta i disoccupati rischiano di dover pagare i loro contributi sociali per intero.

"La famiglia che guadagna abbastanza ha in mente altri pensieri, pensa liberamente e si domanda perché le cose sono come sono. Ma un potere autoritario non ha bisogno di persone che pensano liberamente", dice Gennadi Fedynitch, presidente del sindacato REP.

Gennadi Fedynitch, presidente del sindacato REP.

"Quando le persone ovunque vivono in semi-povertà, non pensano alle cose globali, pensano solo alla sopravvivenza. Questa è la differenza tra una democrazia e un regime autoritario".

Anche il sindacato è preoccupato.
I locali sono stati sottoposti a sequestro e centinaia di suoi aderenti sono sotto inchiesta.

Alcuni giorni dopo il nostro incontro, anche Dmitry sarà arrestato al raduno vietato del 25 marzo.

Piccoli, lenti cambiamenti. Senza far arrabbiare la Russia

Lo spazio del dissenso rimane più che limitato in Bielorussia, dove il KGB, di cui si vede l'imponente quartier generale, esiste ancora sotto questo nome.
La libertà d'espressione, come i media, è sotto controllo.

Ma il regime autoritario di Alexander Lukashenko pare voler allentare la morsa. Ma non troppo.

Dopo l'annessione della Crimea da parte della Russia, da cui la Bielorussia dipende economicamente, Minsk sembra cercare un avvicinamento con l'Unione Europea.

Il regime deve migliorare tanto sul tema dei diritti umani e delle libertà, ammette il ministro degli affari esteri.

I cambiamenti sono in vista. Ma senza indispettire Mosca.

"Non possiamo andare a letto in Unione Sovietica e svegliarci in uno Stato totalmente europeo e democratico", dichiara Vladimir Makei, ministro degli affari esteri della Bielorussia".

Il ministro Vladimir Makei con la giornalista Valèrie Gauriat.

Ciò non significa che non vogliamo imparare. Ma vorremmo guardare la situazione in un contesto più ampio, proprio perché oggi stiamo pensando a possibili cambiamenti della nostra costituzione. La situazione in Bielorussia e attorno alla Bielorussia è cambiata", continua il ministro, "a_d esempio per quanto riguarda le questioni di sicurezza e la crisi ucraina. Ecco perché le autorità bielorusse vorrebbero avanzare con molta cautela, al fine di mantenere la stabilità nella società"._

"Il legno mi costa metà dello stipendio"

Una cautela di cui una parte dei giovani è stanca.
Incontriamo Ksenia nella metropolitana di Minsk. Ci viene regolarmente, suona il violino per sbarcare il lunario.

Ksenia suona il violino nella metropolitana di Minsk.

Per il resto del tempo, la donna è una giovane insegnante, in un villaggio situato a cento chilometri dalla capitale. La incontriamo al suo ritorno da scuola.

Il suo stipendio di 200 euro al mese le permette appena di sopravvivere.

"Il legno mi costa metà del mio stipendio", dice Ksenia, accendendo la stufa.

Un altro buco nel suo salvadanaio: i tre giornali ufficiali che è costretta a comprare ogni settimana. Solo propaganda, dice lei.
"Ogni insegnante deve averli!", spiega Ksenia.

- Perche, di cosa parlano?

"Della nostra politica, dello stato, delle regole e tutto il resto, non lo so ... Non li leggo davvero...Ma sono molto buon per il fuoco...", dice Ksenia, sorridendo e utilizzando i giornali per attizzare il fuoco.

Ma la cosa piu dura, dice Ksenia mentre serve il thè, è la pressione ideologica esercitata a scuola.

Ksenia prepara il thè durante l'intervista a Euronews.

"Ognuno ha paura di qualcosa che conosci. Ogni insegnante ha paura del direttore e il direttore ha paura di chi sta piu in alto... e questa atmosfera...non è libertà", spiega Ksenia. "Forse per un anziano che ha vissuto tutta la sua vita in Unione Sovietica, va bene cosi. Non lo so. Ma per i giovani, è micidiale. Nessun progresso, nessuna indipendenza, nessun futuro...e molta polizia, ovunque la polizia!"

Il rap della libertà

In un villaggio vicino, incontriamo Somilee, un giovane rapper bielorusso.

Con i soldi guadagnati all'estero, ha comprato questa casa, dove ha installato il suo studio di registrazione.

Il musicista è tra quelli che l'anno scorso avevano ricevuto la lettera conosciuta come "felicità", ordinandogli di pagare la tassa parassiti.

La vicenda gli ha pure ispirato una canzone: ha bruciato la lettera del fisco e rivendica la sua libertà.

Il rapper Somilee davanti al suo video.

Ecco il ritornello della canzone:
"Somewhere in the middle of the continent there is a State where a musician is nobody, that's why I got a parasite fine - and I'm f...... shocked, but I'm free like the wind and that's what I'll tell them. I live the way I want, and no other way"

"Vivendo qui in campagna, mi sento più libero che se fossi in città", racconta Somilee. "Per ora, non ho problemi con le autorità, sto parlando di tutto ciò che voglio, dico tutto quello che penso. Ma forse non ho problemi perché non mi hanno ancora ascoltato...", aggiunge Somilee.

Giovani "di regime"

In un paese diviso tra la sua eredità sovietica e la sua sete di modernità, due gioventù vivono fianco a fianco.

Partecipiamo all'annuale forum regionale dell'Unione dei giovani repubblicani della Bielorussia, la principale organizzazione giovanile del paese.
Erede del movimento Komsomol dell'ex Unione Sovietica, è finanziato dallo stato.

Artsiom guida un gruppo di studenti che si autodefinisce "per la legge e per l'ordine", destinato a sostenere soprattutto le forze di polizia.

Al suo fianco, Yegor, 21 anni. Dirige la sezione giovanile del Consiglio dei Deputati della città di Minsk.

Artsion e Yegor durante l'intervista a Euronews.

Il loro impegno per la patria, come quello di tutti i giovani qui, è impeccabile.

"Il mio valore più importante è l'amore per la mia patria, il patriottismo, il sentimento patriottico, che ci è inculcato fin dai tempi della scuola", racconta Artsiom Mentsiuk, rappresentante dell'associazione giovanile Belorusskij Respublikanskij Sojuz Molodeži (BRSM).

"Il paese non ha perso la cosa più importante: il rispetto della sua gente, la solidarietà verso ogni cittadino, l'attenzione rivolta a ogni piccola città, ogni villaggio, alle strade, ecco perché quando arrivi in Bielorussia vedi un paese molto pulito, ecco perché forse possiamo sentire che qui c'è una grande stabilità, che tutto è molto limpido", aggiunge Yegor Makarevich.

Identità nazionale o souvenir?

E' un altro tipo di identità nazionale quello che Pavel Bevarus vuole promuovere.
Ha aperto un negozio di souvenir tre anni fa. Si chiama Symbal.by.

Pavel Bevarus nel suo negozio.

Qui tutto ha i colori bianco-rosso-bianco della vecchia bandiera bielorussa.

"Abbiamo dei giochi in bielorusso, letteratura per bambini e adulti in bielorusso, tra cui quella del nostro premio Nobel Svetlana Aleksievich, ci sono souvenir, regali, musica...noi rappresentiamo la Bielorussia come è e come dovrebbe essere", spiega Pavel Bevarus.

L'esistenza stessa del negozio è un segno di un inizio di apertura del regime. Un'apertura ancora molto limitata.

"Anche se ci sono cambiamenti positivi, e nessuno ci ferma a causa di questo negozio, se esco di qui e vado da qualche parte con una bandiera bianca-rosso-bianca, la polizia mi fermerà ed avrò dei problemi", dice Pavel. "Il potere ha due mani. Una permette, l'altra proibisce, una accarezza e l'altra picchia. E noi siamo tra queste due mani, cercando di evitare di finire in una mano o nell'altra".

Bandiere, musica, applausi, sorrisi, lacrime. E poi?

Pavel Belarus è stato anche il principale organizzatore delle celebrazione programmate il 25 marzo.
Prende la bandiera bianca-rosso-bianca, la issa sul palco e grida: "Viva la Bielorussia!".

Sul palco, il 25 marzo, si sono esibiti anche gli artisti del BFT, il Belarus Free Theatre, un'istituzione della vita culturale di Minsk e di tutto il paese.

"Certo che vediamo il cordone della polizia...ci sono arresti, lo sappiamo", dice Pavel Bevarus. "Ma se siamo arrivati qui, è perché la gente lo voleva, non perché ci fosse permesso farlo. Queste sono le persone che hanno voluto questo evento, ed è per questo che ci siamo riusciti!", esclama Pavel.

Dopo il concerto e gli spettacoli, la realtà riprenderà rapidamente il sopravvento.

Scopriremo che, alla fine del concerto, molti di coloro che si erano attardati nelle strade con le loro bandiere, sono stati fermati dalla polizia.

Ma l'entusiasmo di Pavel è stato ampiamente condiviso con tutti, almeno per poche ore.
E per lui - e per tanti come lui - è quello che conta.

"Oggi abbiamo dimostrato che non dobbiamo avere paura di noi stessi e non abbiamo paura di nulla", conclude Pavel. "Insieme siamo la nazione, costruiamo noi stessi, vivremo, vivremo su questa terra, parleremo in bielorusso, sventoleremo bandiere bianco-rosso-bianche. Viva la Bielorussia!"

**
Tutto attorno, bandiere, musica, applausi, sorrisi, lacrime**.

Sventolano le vecchie bandiere della Bielorussia.

Journalist • Valérie Gauriat

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