Gli irlandesi tornano a casa e puntano sulla ripresa economica

Gli irlandesi tornano a casa e puntano sulla ripresa economica
Di Hans von der Brelie
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

La felicità di Joe è palpabile, sua sorella Mary è di ritorno in Irlanda dopo aver passato due anni in Australia a lavorare. Come Mary sono migliaia

La felicità di Joe è palpabile, sua sorella Mary è di ritorno in Irlanda dopo aver passato due anni in Australia a lavorare.

Come Mary sono migliaia gli espatriati che decidono di rientrare. Con la crisi economica iniziata nel 2008 moltissimi irlandesi si erano visti costretti a partire. Ma ora il vento è cambiato ed è possibile pensare a un futuro nel paese.

Mary era andata in Australia per lavorare e fare nuove esperienze.

“Sì, abbiamo fatto cose divertenti come le immersioni subacquee, il bungee jumping, la tosatura delle pecore nelle fattorie – racconta Mary Gilligan – Poi abbiamo imparato a pescare e a sparare. Quando abbiamo deciso di tornare eravamo molto emozionati ma anche un po’ preoccupati con la paura di non trovare lavoro anche se abbiamo sentito che l’economia va meglio. Ma al solo pensare “torniamo a casa dalla famiglia e dagli amici!”, eravamo contentissimi”.

La madre di Mary, Shirley ha cinque figli, di cui la maggior parte si sono visti costretti ad andare in Australia a cercare lavoro. Ora Mary è tornata casa insieme al fratello Kieran.

“Sperano davvero di riuscire a continuare a lavorare – dice Shirley Gilligan – Mi sembra siano tornati a casa un pò più saggi. Avere qui Kieran e Mary è meraviglioso”.

In Australia, Mary si è fidanzata con un ragazzo irlandese e insieme hanno deciso di tornare in Europa.

Una decisione che non è stata solo dettata dalla nostalgia ma soprattutto grazie alla ripresa economica nel loro paese di origine.
Kilrush, una cittadina sulla costa irlandese, ha già una lunga storia di emigrazione..

Euronews aveva incontrato Mary nel 2012, quando stava preparandosi a partire. Un fenomeno che ha visto alcune zone rurali del paese svuotarsi della sua popolazione. Ma ora possiamo dire non per sempre.

Mentre il fidanzato di Mary è andato a Londra per proseguire il suo lavoro di operaio edile, lei è riuscita a trovare un impiego come assistente fisioterapista.

“Dopo che sono tornata a casa – dice Mary – mi ci è voluto circa un mese per trovare lavoro. Sono stata molto fortunata perché è anche qui in zona. Mi pare che l’economia stia migliorando, anche se abbastanza lentamente. Ma penso ci sia bisogno di più opportunità di lavoro per permettere a tutti quelli che sono partiti di ritornare”.

Ma il vento è girato davvero? All’Università di Cork lo abbiamo chiesto all’economista Seamus Coffey

“Nel 2015 il flusso migratorio sarà intorno allo zero – precisa il professor Coffey – Il numero di persone che lasciano il paese verrà parificato da coloro che ritornano. Si tratta di un grande cambiamento rispetto al fenomeno di 4-5 anni fa. Ed è un trend che continuerà per i prossimi due anni: vedremo una migrazione verso il paese al posto che irlandesi che lo lasciano”.

Incontriamo “Aiden O’Brien”:, un musicista autodidatta, in un pub di Cork. Aidan ha scritto centinaia di canzoni sul suo paese, tra cui una che esprime il dilemma di un’intera generazione: “Andare o restare?”

“Benvenuti a tutti, mi chiamo Aidan – dice il cantante parlando con il pubblico – Vi canterò alcune canzoni tra cui una dal titolo: “When you are coming home?” che racconta di un ragazzo che non sa se emigrare o meno. Alla fine decide di restare in Irlanda”.

“Fino a quattro, cinque anni fa – dice Aiden O’Brien – molte persone, anche in gruppo partivano e non tornavano nemmeno per Natale perché sapevano che qui non c’era lavoro. Ora non è più così. Anche dei miei amici che sono partiti, diciamo una decina, stanno pianificando di tornare”.

C‘è anche chi torna dopo aver vissuto in realtà molto lontane, come da Shanghai con 24 milioni di abitanti verso Kinvara, un villaggio che conta 563 anime.

È quello che ha vissuto Cathal, che grazie alla società di consulenza per la quale ha lavorato all’estero, è tornato al paese di origine. L’azienda, con sede a Miami, ha deciso di aprire la filiale europea e mediorientale a Kinvara.

“Mi sono trasferito in Cina nel 2011 – racconta Cathal McInerney – Ma il mio obiettivo a lungo termine è stato sempre quello di tornare a casa. L’economia irlandese sta migliorando, ci sono più posti di lavoro. Le aziende stanno iniziando a pensare a piani di assunzione a lungo termine e hanno bisogno che la gente ritorni. Credo che le cose siano cambiate e che ci stiamo inoltrando verso qualcosa di positivo”.

È stato il crollo del settore delle costruzioni irlandese ad aver costretto Cathal a lasciare il paese. In Cina poi ha conosciuto quella che è diventata la sua compagna, Darima, un’insegnante proveniente della Siberia.
Ai primi segni di ripresa dell’economia irlandese ha deciso di tornare a casa.

“La mia famiglia – continua Cathal McInerney – ha vissuto in questa zona per 400, 500 anni. L’edificio in cui lavoriamo ora era il negozio di dolciumi di proprietà della zia di mia nonna, negli anni ’30-‘40”.

Quando l’Irlanda è stata colpita dalla crisi tutte le zone rurali del paese si sono svuotate. Ora il governo sta cercando di ripopolarle.

Per incentivare questa diaspora dispersa nel mondo, le autorità cercando investitori di modo da invertire il processo conosciuto come “la fuga di cervelli”.

“Attraverso il progetto Connect Irlande il governo collabora con le piccole e medie imprese – precisa Cathal McInerney – per riportare gli irlandesi non nei grandi centri urbani, ma nei villaggi e nelle cittadine di campagna per evitare che queste zone restino del tutto abbandonate”.

All’inizio per Darima il passaggio da Shanghai a Kinvara è stato difficile. Ma grazie alla tecnologia può mettersi in contatto con i propri cari in Russia e Cina tutti i giorni.

“Oggi con Skype è molto facile – conferma Darima McInerney – ci chiamiamo spesso. Parlo con mia mamma praticamente tutti i giorni. È come se vivesse qui infatti mi dice come crescere i miei figli”.

Anche Aidan, da Cork, fa spesso ricorso a Skype per raggiungere il fratello Michael, che vive in Australia da sette anni, nella città di Sydney.

Michael insieme alla sua famiglia dovrebbero rientrare in Irlanda nel giro di pochi mesi. Stanno cercando lavoro nei settori della tecnologia e nell’ingegneria.

“Ciao – dice Aidan O’Brien parlando con fratello in Australia – allora hai ancora nostalgia di casa?”

“Se ho ancora la nostaglia? Beh mi mancate – conferma Michael O’Brien – Ma sappiatelo..uno di questi giorni potremmo tornare”.

“Beh sarebbe bellissimo – risponde Aidan O’Brien – Stai davvero pensando di rientrare?

“L’economia sembra essere in ripresa e il tasso di disoccupazione è sceso a circa il 10% – sottolinea Michael O’Brien – La situazione migliora. La gente che viveva qui sta rientrando nel paese. Una coppia di amici lo ha già fatto. Se c‘è l’opportunità lo facciamo anche noi, ma deve essere una scelta che funzioni per tutta la famiglia”.

Mentre il governo aumenta le iniziative per rendere più stabile la fragile economia, Aidan fornisce il suo contributo. Lo fa con la musica, come con la canzone “When you are coming home?”.

“Questa canzone parla di me – ammette Aidan O’Brien – Quando stavo pensando di lasciare l’Irlanda e cercare di trovare i pro e i contro di questa scelta. Poi ho sentito che non sarei andato via e per questo dico nel testo a chi è lontano: “È fantastico se decidi di tornare a casa!”

Seamus Coffey: nel 2015 il flusso migratorio in Irlanda si aggira intorno allo zero

Euronews ha incontrato il docente di economia Seamus Coffey nel campus dell’University College Cork, in Irlanda. Per ascoltare la sua analisi dei flussi migratori e la situazione economica nel paese è possibile utilizzare questo link (in inglese).

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Che cosa la Francia ha imparato dagli attentati del 2015

La transizione energetica al centro della campagna elettorale in Germania

A Cipro è "guerra del formaggio"