Pesca tradizionale e acquacoltura: le alternative sostenibili alla pesca intensiva

In collaborazione con The European Commission
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Di Denis Loctier
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Dalle isole della Galizia agli stagni della Repubblica Ceca: i pescatori europei collaborano con ricercatori e ambientalisti per preservare il patrimonio naturale, contribuendo allo stesso tempo alla salute pubblica e alla cura di ecosistemi fragili

Ogni mattina le barche da pesca lasciano il porto di Bueu, in Galizia, per andare alla ricerca di vongole a pochi chilometri dalla terraferma vicino a Ons, una delle isole della regione spagnola. Si tratta di un'area protetta, dove sono consentiti solo metodi di pesca non intensivi.

I pescatori della zona non usano strumenti che potrebbero danneggiare il fondale marino. Si immergono per cercare ed estrarre con cura i molluschi dalla sabbia, uno per uno. "È un metodo molto migliore e più sostenibile dal punto di vista ecologico, perché non danneggia il fondale marino - dice Jesús, un pescatore della zona -. Non si danneggiano altri organismi: respiro con il compressore, uso la vista per trovare i cannolicchi e li raccolgo con le mani. Prendiamo solo quelli più grandi, quelli che hanno raggiunto la taglia commerciale".

Questo metodo di pesca tradizionale ha ottenuto la certificazione MSC che ne riconosce la sostenibilità. La giornata di lavoro non è molto lunga: ogni vongolaro può raccogliere massimo 15 chilogrammi di molluschi. I controlli sono obbligatori: le vongole raccolte vengono verificate da altri pescatori e spesso anche dalle autorità.

Ma perché queste restrizioni sono necessarie? Qualche anno fa le isole atlantiche della Galizia e le sue acque sono diventate un parco nazionale. L'ecosistema unico di questi arcipelaghi richiede una protezione costante. Per l'amministrazione del parco significava limitare il flusso turistico per renderlo gestibile e trovare un'intesa con i pescatori locali.

"Se i pescatori vedono che le misure di protezione sono un vantaggio anche per le loro famiglie, allora è una vittoria per tutti - dice José Antonio Fernández Bouzas, direttore del Parco nazionale delle Isole Atlantiche della Galizia -. Potranno continuare a pescare per molti anni ancora, mentre le popolazioni di uccelli e pesci continueranno a vivere qui e i turisti che fanno parte del nostro ecosistema potranno continuare a godere di quest'area protetta".

Le isole Atlantiche, con le loro bellezze naturali e le spiagge di sabbia bianca, attirano ogni giorno migliaia di turisti. Per i pescatori è un'opportunità di guadagnare di più pescando di meno: un gruppo locale ha iniziato a formare i pescatori per consentirgli di lavorare anche come guide turistiche. Centinaia di pescatori hanno partecipato al corso di formazione in pescaturismo, grazie al sostegno del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura.

Gli stagni, risorsa per la pesca e per l'ambiente

Ma non sono solo le regioni costiere europee a poter trarre vantaggio dalla conservazione delle proprie tradizioni ittiche. In Repubblica Ceca, paese privo di sbocchi sul mare, ci sono innumerevoli stagni in cui i pesci vengono allevati fin dal Medioevo. Sono gli acquacoltori locali a prendersene cura. "Gli stagni sono davvero importanti per l'ambiente e per il paesaggio - dice Oldřich Pecha, un allevatore -. Creano un microclima intorno alla loro area e producono vapore, che è ottimo anche per il paesaggio intorno a noi e per gli altri agricoltori".

Gli scienziati locali aiutano gli allevatori a mantenere competitivo questo metodo di allevamento dei pesci, in modo preservare gli stagni, così importanti per gli ecosistemi locali. "Sono molto utili per la biodiversità degli animali e delle piante circostanti - dice Jan Mráz, responsabile del programma di ricerca "Acquacoltura sostenibile" per l'università della Boemia meridionale -. E proteggono le città e i villaggi dalle inondazioni. Stiamo facendo ricerca per raggiungere una situazione vantaggiosa per tutti: per la produzione, facendo così gli interessi degli agricoltori, e per i servizi ecosistemici, tutelando così la protezione delle acque".

A differenza dei metodi industriali, l'acquacoltura estensiva non ammassa un gran numero di pesci in spazi ristretti, per cui l'inquinamento dell'acqua rimane basso. Il centro di ricerca Cenakva, nella Boemia meridionale, gestisce una serie di progetti a sostegno di questa industria tradizionale.  I genetisti selezionano le specie più adatte all'acquacoltura estensiva.

"Possiamo mettere meno pesci nello stagno e ottenere la stessa produzione che si otterrebbe se gli stagni fossero più densamente popolati e integrati con più mangime", dice David Gela, responsabile del Centro Genetico della Pesca dell'Università della Boemia meridionale. I ricercatori cechi stanno cercando di combinare l'allevamento dei pesci con la coltivazione di vegetali, in un approccio di economia circolare.

L'acquaponica per riciclare gli scarti del pesce

Alcuni metodi di acquacoltura inquinano l'acqua con residui di mangime e scarti di pesce, ma i rifiuti possono essere trasformati in risorse grazie a impianti idroponici sperimentali che riciclano l'acqua delle vasche dei pesci, che viene usata come fonte di nutrimento per la coltivazione di insalata, pomodori e altre piante da serra.

"Ricicliamo qui gli scarti del pesce, non li facciamo finire nell'ambiente, non lasciano impronte - dice Koushik Roy, biologo della Boemia meridionale -. In un'area molto piccola coltiviamo più cibo con una minor quantità di acqua e nutrienti, e con meno emissioni. Questa è l'acquaponica, un sistema integrato".

A beneficiare di questo sistema è anche la salute dei bambini. Alcune scuole e asili hanno aderito a un progetto che introduce nella loro dieta salsicce di pesce, polpette e altri piatti. Il consumo di pesce in Repubblica Ceca è tra i più bassi d'Europa. I ricercatori vogliono scoprire quali sono i gusti, le forme e i colori del cibo a base di pesce preferiti dai bambini. Tutelare la salute dei bambini e preservare la natura: un doppio obiettivo raggiungibile grazie a pesca tradizionale e acquacoltura.

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