Sfamarsi in un mondo sempre più caldo. A caccia delle piante che resistono al cambiamento climatico

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Di Jeremy WilksEuronews
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Incremento delle temperature e della popolazione mondiale sottolineano l'urgenza di nuove soluzioni per sfamare un mondo sempre più caldo. Un gruppo di scienziati olandesi sta cercando di selezionare delle colture che resistano alle nuove sfide del cambiamento climatico

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"Come ci sfameremo in un mondo sempre più caldo?". Progredire del surriscaldamento climatico e della popolazione mondiale, che dovrebbe passare da 7 a 10 miliardi nei prossimi 40 anni, proiettano questo interrogativo in primo piano anche per la ricerca. Per rispondervi, degli scienziati olandesi stanno cercando di trovare delle colture, che possano resistere a siccità e a temperature sempre più elevate. Punto di partenza, dicono, è "imparare dalla natura". Osservare cioè come le piante si adattano alle difficoltà nei loro ambienti naturali.

Giugno 2022 è stato il terzo più caldo della storia

A sottolineare attualità e urgenza delle loro ricerche, gli ultimi dati del programma Copernicus sul surriscaldamento climatico. Constatazione senza appello: lo scorso mese di giugno è stato il terzo più caldo della storia, con temperature che hanno superato la media tra il 1991 e il 2020 di 0,3°C. 

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Nel mese di giugno, in Europa, le temperature hanno superato di 0,3°C la media del periodo 1991-2000. Dati del programma Copernicus© Euronews

L'Europa ha sempre più caldo. Picchi di oltre 20°C al di sopra delle medie stagionali

In Europa il mese di giugno è stato segnato da un'incredibile ondata di caldo, con picchi record sono stati registrati in diverse località. A Banak, nel nord della Norvegia, la colonnina di mercurio è salita a 32,5° C, circa 20°C in più rispetto alle medie più elevate del mese. Si sono invece raggiunti 40,6° C a Rochefort, nella Francia Occidentale: anche qui, quasi 20°C in più della media. E poi ancora 40,4°C a Knin, in Croazia, 12 in più rispetto alla medie più elevate del mese. 

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Alcuni esempi delle temperature record registrate nel mese di giugno dal programma Copernicus. In alcuni casi, hanno superato la media stagionale di 20°C© Euronews

Sempre più caldo, sempre meno Po. Ecco come si ritira il fiume

Il mese scorso si è aggravata anche la siccità nell'Italia del Centro-nord. Dal paragone delle immagini satellitari di come appariva il corso del Ponel giugno 2020 e di come è oggi, il ritiro delle acque del fiume appare evidente. 

Courtesy: Copernicus/ESA
Una porzione del corso del Po, come appariva al satellite Copernicus nel giugno 2020Courtesy: Copernicus/ESA
Courtesy: Copernicus/ESA
La stessa porzione del corso del Po, fotografata da Copernicus quest'annoCourtesy: Copernicus/ESA

Suolo più secco della media: un problema che attraversa l'Europa

Un'ulteriore grafica permette poi di osservare anche come il suolo sia stato più secco rispetto alla media non solo in gran parte dell'Italia, ma anche in una buona striscia di Portogallo e poi attraverso tutta l'Europa, fino al Mar Caspio

Source: Copernicus Climate Change Service.
Un corridoio che attraversa l'Europa. E' quello contraddistinto da un suolo sensibilmente più secco, rispetto alle medie stagionaliSource: Copernicus Climate Change Service.

"Caldo estremo e siccità: i raccolti sono già in calo"

Dati che richiamano all'urgenza di trovare nuove soluzioni alla sicurezza alimentare del nostro futuro prossimo. Orzo e altri cereali sono per esempio cruciali per la nostra alimentazione. Molti di loro, ci spiega però Wilma van Esse, biologa e ricercatrice all'università olandese di Wageningen, stanno però già risentendo degli effetti del cambiamento climatico. "I raccolti stanno diminuendo a causa, tra l'altro, del caldo estremo in India o della siccità che abbiamo vissuto in Europa - ci dice van Esse-. E sulla base di quanto sappiamo, eventi del genere si ripeteranno sempre più spesso". 

"Osservare le piante sotto 'stress climatico' per selezionare quelle che rispondono meglio al caldo"

Identificare ceppi in grado di produrre raccolti in condizioni particolarmente difficili può richiedere decine di anni. Primo passo: esporre diverse varianti di orzo provenienti da tutto il mondo a siccità e ondate di caldo di diversa intensità, in un ambiente controllato. Le piante rispondono in modo diverso, a seconda della loro età. "Se siccità o forte caldo si manifestano per esempio nelle sue prime fasi di sviluppo - spiega ancora van Esse -, la pianta può sviluppare meno germogli laterali. Se invece si manifestano più tardi, potrebbe produrre meno semi". 

Radici da ogni clima e angolo del pianeta: è li che i ricercatori cercano le soluzioni

Mantenere una produzione elevata richiede anche radici sane. Molte varianti di orzo non possono però crescere bene in terreni asciutti. Biologa e assistente universitaria in Biologia dello sviluppo delle piante, Viola Willemsen cerca quindi di identificare i tratti genetici degli apparati radicali più resistenti. "Analizziamo varianti che provengono da tutto il mondo - ci spiega -: da altitudini diverse, climi diversi e con diverse temperature. Quanto facciamo è quindi esaminare questi apparati radicali in condizioni molto diverse, con o senz'acqua, per vedere quali reagiscono meglio". 

"Colture ideali e che resistano a tutto probablimente non esistono".

Riusciremo quindi a trovare dei cereali produttivi come quelli che conosciamo, ma in grado di resistere al cambiamento climatico? "Che cosa sono le colture resistenti al cambiamento climatico? - ci dice ancora  Willemsen -. Idealmente, colture che resistano a siccità, inondazioni e temperature elevate. Ma trovare varietà che resistano contemporamente a tutto, è probabilmente impossibile".

Journalist • Jeremy Wilks

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