Gli accordi sulla pesca sostenibile tra Bruxelles e i paesi dell'Africa occidentale

In collaborazione con The European Commission
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Diritti d'autore Thierry Winn/Euronews
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Di Denis Loctier
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Paesi come Capo Verde e Costa d'Avorio consentono la pesca dei loro stock in eccesso alle navi europee, ricevendo in cambio finanziamenti e nuove tecnologie

Pombas è una piccola città di Santo Antão, l'isola più occidentale dell'arcipelago di Capo Verde. Qui vivono una trentina di pescatori, ma il loro numero aumenta di giorno in giorno: sempre più giovani, infatti, si avvicinano alla professione. Lo scoglio principale, per chi vuole cominciare, è l'acquisto di una barca a motore. Per i più giovani i costi sarebbero insostenibili.

Per loro fortuna i pescatori di Pombas hanno ricevuto una barca nuova di zecca dal governo di Capo Verde. Il denaro è arrivato grazie all'accordo di partenariato tra il paese e l'Unione Europea. Ora i giovani possono uscire in mare assieme ai pescatori più esperti, imparando il mestiere e guadagnandosi da vivere.

"Con la nuova barca possiamo andare più lontano e pescare una maggiore quantità di pesce - dice Adirson, 26 anni, nipote di un pescatore -. Può essere usata da più pescatori senza nessun problema. Così, se qualcuno ha bisogno di una barca e non ne ha una, può usare questa".

Il partenariato con l'Unione europea non si limita a nuove barche. Il villaggio di Monte Trigo è in una parte isolata di Santo Antão. Il mercato del pesce più vicino è in un paese a mezz'ora di barca. Per i pescatori è un problema. Con un clima così caldo, il pesce va a male rapidamente. Avevano bisogno di una soluzione economica per evitarlo.

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I macchinari per la produzione di ghiaccio, alimentati da energia solare, sono fondamentali per i pescatori di Monte TrigoEuronews

Il problema è stato risolto grazie all'installazione di alcuni macchinari per la produzione di ghiaccio, alimentati dall'energia solare. La conservazione a freddo è una risorsa preziosa per gli abitanti del villaggio, che ora non devono più precipitarsi al mercato.

"Questi macchinari hanno davvero migliorato la vita dei pescatori - dice Maria Rasa, presidente dell'associazione dei pescatori di Monte Trigo -. ora non devono più portare il pesce al mercato subito dopo averlo pescato. Possono accumularlo per 2-3 giorni e solo allora spostarlo tutto in un solo viaggio: è un grande risparmio, usano meno carburante per la barca".

A rendere possibile tutto questo è l'accordo di partenariato per la pesca sostenibile (Sfpa) tra Capo Verde e Bruxelles: in base all'accordo Capo Verde consente alle navi europee di pescare gli stock in eccesso nella sua zona economica esclusiva, ricevendo in cambio 750.000 euro all'anno da Bruxelles. La maggior parte di questi fondi sono utilizzati per sostenere il settore della pesca locale.

Il partenariato crea posti di lavoro. Il pescato di questa nave spagnola nel porto di Mindelo viene lavorato da un'azienda locale. Appartiene a un importante fornitore europeo, ma quasi tutti i lavoratori sono locali: il 70% sono donne.

"Una situazione vantaggiosa per tutti"

L'ex ministro Paulo Veiga considera positivo l'accordo che permette a 69 navi di Spagna, Portogallo e Francia di pescare nelle acque di Capo Verde. "Penso che sia una situazione vantaggiosa per tutti - dice Veiga -. Dall'Unione europea otteniamo non solo sostegno finanziario, ma anche know-how e nuove tecnologie, oltre all'impegno a sfruttare in maniera sostenibile le nostre risorse".

Gli Sfpa proteggono la salute delle acque a lungo termine imponendo rigide restrizioni sulla pesca. "Per l'Unione europea questi accordi sono molto importanti - dice Carla Grijó, ambasciatrice dell'Unione europea a Capo Verde - perché contribuiscono alla buona gestione degli oceani e alla sostenibilità della pesca. Tutti i partner sanno esattamente quali specie possono essere pescate e in quale quantità. E c'è anche una componente di monitoraggio e sorveglianza che aiuta a combattere la pesca illegale a Capo Verde"

La lotta alla pesca illegale in Costa d'Avorio

La Costa d'Avorio è un altro paese dell'Africa occidentale dove la pesca illegale è un problema profondamente radicato. Maxime Diomandé guida la squadra del nuovo centro di monitoraggio della pesca ad Abidjan, creato grazie ai fondi europei. Utilizzando tecnologie satellitari, Maxime e i suoi colleghi monitorano in tempo reale tutte le navi presenti nelle acque ivoriane, segnalando agli ispettori i comportamenti sospetti.

"Ora abbiamo tutti gli elementi che ci permettono di interpretare l'attività di pesca di una nave in base alla sua velocità, alla sua rotta e alle coordinate geografiche della sua zona di pesca", dice Diomandé. Gli sforzi per combattere la pesca illegale in Costa d'Avorio stanno dando risultati promettenti: la portata del problema sembra essere notevolmente diminuita ora che le infrazioni sono sistematicamente punite con multe.

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Maxime Diomandé è il capo dell'Osservatorio della pesca della Costa d'AvorioEuronews

"La Costa d'Avorio beneficia davvero di questo accordo - dice Jacques Allou Aka, coordinatore del programma di sostegno alla gestione sostenibile delle risorse ittiche -. Il centro di monitoraggio della pesca ci permette di sorvegliare le acque. Inoltre abbiamo un partenariato con la Marina che ci permette di condurre missioni di pattugliamento nella nostra zona economica esclusiva. Stiamo quindi impedendo con successo che le navi pirata distruggano le nostre risorse ittiche".

L'Europa ha più di un motivo per finanziare la Costa d'Avorio, visto che la maggior parte del pesce che arriva al porto di Abidjan finisce nei piatti dei consumatori europei, sempre più interessati alla provenienza del loro cibo e alle condizioni di lavoro nei paesi che lo producono.

"Oggi i consumatori europei vogliono conoscere l'origine dei prodotti che consumano - dice Jobst von Kirchmann, ambasciatore dell'Unione europea in Costa d'Avorio -. Vogliono essere sicuri che le persone che li hanno prodotti, in questo caso i pescatori, non abbiano sofferto, che questi prodotti non abbiano contribuito al deterioramento della natura. Quindi l'Unione europea sta agendo in questo contesto: vogliamo davvero raggiungere la sostenibilità in tutte le catene di valore, soddisfacendo la domanda dei consumatori e contribuendo a salvare il pianeta".

Al momento sono 13 i paesi nell'Oceano Atlantico, Indiano e Pacifico in cui sono in vigore gli Sfpa: sostengono la loro crescita economica, aprendo l'accesso a zone di pesca sostenibile a centinaia di navi europee.

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