Cecilia Bartoli è una delle artiste più poliedriche in attività, già vincitrice di cinque Grammy. Euronews ha incontrato il mezzosoprano italiano per dare uno sguardo dietro le quinte prime delle sue esibizioni a Firenze e Valencia e ripercorrere le tappe principali di una carriera con pochi eguali, culminata di recente con la nomina a direttrice dell'Opera di Monte Carlo. Dagli inizi sotto la guida della madre Silvana Bazzoni Bartoli, anche lei cantante d'opera, al successo internazionale: Bartoli ha già venduto oltre 10 milioni di album e DVD, più di qualsiasi altro artista classico.
Chiamata con il nome della patrona della musica, la cantante è sempre stata circondata dalla musica. Entrambi i suoi genitori erano cantanti lirici. "L'inizio è stato davvero naturale, perché mia madre cantava, quando ero nella sua pancia - ricorda Bartoli -. Anzi, forse era quasi più naturale sentire cantare che parlare in casa".
La scoperta di una voce unica
A trasmetterle la passione per la musica è stata la madre Silvana Bazzoni Bartoli. Le due donne sono molto legate. Silvana è stata l'unica ingegnante di Cecilia: è grazie alla madre che ha trovato la sua voce. "Mi sono resa conto già da bambina che era molto musicale - dice Silvana Bazzoni Bartoli -. Per me era facile cantare le note alte e le ho insegnato a farlo. Aveva una predisposizione all'agilità. Quando suonavo il pianoforte, lei scappava con la voce e io non riuscivo a starle dietro". "Mia madre - aggiunge Cecilia - mi ha dato questa tecnica solida che mi permette e mi ha permesso di cantare per 35 anni. E ancora lo faccio.
A Firenze Bartoli è esibita al Maggio Musicale Fiorentino, dove ha cantato "Alcina", opera barocca di Handel, uno dei suoi compositori preferiti. "Firenze è magica, è una città meravigliosa . dice Bartoli -. La primissima opera è stata fatta, è stata cantata proprio qui, a Firenze".
A Valencia, invece, il mezzosoprano si è esibito con il suo ensemble d'epoca, Les Musicien du Prince, un gruppo formato nel 2016 con l'obiettivo di far rivivere il suono originale dell'epoca barocca. "In sostanza, usiamo strumenti o copie di strumenti che venivano usati all'epoca del compositore", dice Gianluca Capuano, conduttore dell'ensemble.
Rendere giustizia ai capolavori del passato è una delle cose che sta più a cuore a Bartoli, che è anche un'appassionata archeologa musicale: la cantante ha riportato alla luce compositori e capolavori a lungo dimenticati. "Parte tutto dalla curiosità - dice Bartoli -. Questo desiderio di ricerca mi è stato trasmesso da grandi musicisti che hanno avuto la curiosità di fare ricerche sul repertorio. Penso che ci sia ancora musica da scoprire che oggi non conosciamo e che ne valga la pena".
Dal palcoscenico alla regia
Dal palcoscenico al ruolo di regista dietro le quinte: la cantante è stata nominata di recente direttrice dell'Opera di Monte Carlo. È la prima donna a ricoprire questa carica nella storia della compagnia. "È la prima volta che dirigo un teatro - dice Bartoli -. Finora avevo diretto un festival a Salisburgo, un festival molto importante, il Festival di Pentecoste. Ma è vero, dirigere un teatro è un'altra cosa e alla fine il segreto è la passione. Questo è l'ingrediente più importante: visione e passione".
La nuova casa artistica di Cecilia Bartoli è un gioiello architettonico di Charles Garnier, il famoso progettista dell'Opera di Parigi, inaugurato nel 1879. Per l'inaugurazione della sua prima stagione ha invitato il controtenore francese Philippe Jaroussky. "Ci divertiamo molto a suonare insieme - dice Jaroussky -. C'è un'alchimia tra tutti i cantanti. C'è la volontà di superarsi, di essere all'altezza della sua fiducia. E poi di lasciarsi ispirare da ciò che propone, che è credo sia unico nella storia della musica".
Bartoli ha progetti ambiziosi per il suo mandato. Il suo obiettivo è quello di portare il pubblico in un viaggio musicale attraverso tre secoli. Senza trascurare, però, la sua passione per il palcoscenico. "Essere sul palcoscenico non si può paragonare a nient'altro - dice la cantante -. Non ci sono parole per descriverlo. Il tempo è sospeso. Tutti trattengono il respiro. Si viene proiettati in un'altra dimensione. Si può parlare di un momento sacro".