Gli European Film Awards celebrano un cinema europeo indebolito dalla pandemia

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Di Frédéric Ponsard
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La 33esima edizione del festival si tiene online. Fra i nominati, Martin Eden di Pietro Marcello con Luca Marinelli

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​La pandemia non ferma gli European Film Awards, la cui 33esima edizione si tiene in questi giorni on line sul sito del festival. Fra i candidati, anche Martin Eden di Pietro Marcello.

Un premio nato da un'Europa divisa, con la voglia di essere uniti

Da più di trent'anni gli European Film Awards premiano ogni anno il meglio del cinema europeo in una sontuosa cerimonia che un anno su due si tiene, come l'anno scorso, a Berlino.​

Berlino, città simbolo dell'Europa, dove è nata l'idea di unire le forze vitali del cinema europeo in una struttura che permettesse ai cineasti di incontrarsi. La direttrice della European Film Academy, Marion Döring, se ne ricorda: "Quando il festival cominciò, nell'88, l'Europa era divisa, Berlino era divisa. I registi si sentivano soli, volevano unirsi, volevano unire le forze per fare di più per i loro film e per il pubblico. L'industria cinematografica europea ha ottenuto grandi risultati in questi 33 anni".

​Un cinema europeo più debole a causa del Covid

Berlino, per l'appunto, con il film del tedesco di origini afgane Buhran Qurbani, Berlin Alexanderplatz, tratto da un romanzo di Alfred Döblin già riadattato per il cinema da Fassbinder, un film che rivisita i bassifondi della capitale tedesca.

Non è passato inosservato Martin Eden di Pietro Marcello, che ha già fatto guadagnare a Luca Marinelli la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Venezia.

Ma altri film non hanno forse avuto la visibilità che avrebbero meritato quest'anno, lamenta Marion Döring: "La pandemia ha indebolito il cinema in Europa, perché non è possibile andare al cinema. Quest'anno i film hanno dovuto fare proiezioni in anteprima on line, molti festival sono stati cancellati, gran parte della promozione che di solito hanno i film non c'è stata. Quindi ora bisogna fare un grosso lavoro per far conoscere questi film al pubblico in tutta Europa".

​La varietà del cinema europeo è la sua forza

Una delle sorprese dell'anno arriva dalla Polonia, con Corpus Christi di Jan Komasa, storia di un giovane che si ritrova per una serie di circostanze a indossare gli abiti del sacerdote di un villaggio.

Undine ha già deliziato gli spettatori della Berlinale, e Paula Beer ne ha conquistato la giuria vincendo l'Orso d'argento per la miglior attrice nei panni, per l'appunto, di Undine, in una vicenda di amore e vendetta dove l'acqua si fa mito.

La varietà del cinema europeo è la sua forza, secondo Marion Döring: "Possiamo paragonarlo a una tavola ben apparecchiata, una bella tavola con molti buoni piatti, buon cibo, gusti vari e diversi e molte cose da scoprire. È questo il cinema europeo. Naturalmente abbiamo le culture cinematografiche nazionali che hanno il loro carattere. È come quando incontri amici da tutta Europa: siamo una famiglia, stiamo insieme anche se siamo diversi".

​Outsider e favoriti

The Painted Bird è uno degli outsider. Film di quasi tre ore che ci accompagna sulle tracce di un bambino ebreo che attraversa l'Europa ai tempi dell'Olocausto. Implacabile.

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Chiudiamo con un grande favorito, Un altro giro del danese Thomas Vinterberg, la storia di quattro amici che decidono di mettersi a bere per restare in un costante stato di euforia.

Per conoscere i vincitori, l'appuntamento è per il 12 dicembre a Berlino e in streaming sul sito del premio.

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Journalist • Selene Verri

Risorse addizionali per questo articolo • Versione italiana: Selene Verri

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