Servillo e il teatro: "Un avamposto di civiltà. I potenti imparino da Eduardo"

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Di Diego Giuliani
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“Il teatro è un avamposto di civiltà. Gli uomini di potere imparino da Eduardo”. Noto al pubblico internazionale soprattutto per l’Oscar alla “Grande

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“Il teatro è un avamposto di civiltà. Gli uomini di potere imparino da Eduardo”.

Noto al pubblico internazionale soprattutto per l’Oscar alla “Grande bellezza” e i premi incassati con “Il divo” e “Gomorra”, Toni Servillo porta a Lione il suo primo e più grande amore: il teatro.

“Il teatro come arte è uno dei momenti ancora felici in cui si può declinare insieme il tu e il noi con la stessa potenza, con la stessa efficacia – dice Servillo a euronews -. Guai se non vi fossero persone che si preoccupano di mantenere questi avamposti della civilità”.

Occasione della trasferta lionese sono quattro rappresentazioni di “Le voci di dentro”, che lo hanno portato al Théâtre des Céléstins dal 26 al 29 marzo, nell’ambito di una tournée internazionale iniziata nel 2013.

Nella commedia, scritta nel 1948 da Eduardo su quelle che Toni Servillo chiama “le macerie morali e materiali” dell’Italia del dopoguerra, l’attore affianca il fratello Peppe e cura anche la messa in scena. A lui il ruolo di Alberto Saporito, il protagonista a cui “le voci di dentro” del titolo suggeriscono che un vicino abbia commesso un omicidio. Un evento scatenante che, dopo la denuncia alla polizia, innesca un meccanismo di sospetti e delazioni, in cui finisce per smarririsi ogni distinzione fra giusto e ingiusto, legale e illegale, morale e immorale.

“In questa, che è forse la sua commedia più amara, Eduardo racconta che l’uomo sembra essersi rassegnato di fronte al crimine, al punto tale da legittimarlo come un comportamento normale – prosegue Servillo -. E’ il racconto di una società fortemente disorientata, sul rischio costante di precipitare in un baratro di immoralità che purtroppo racconta molto bene, ancora, la nostra epoca”.

Servillo fonda la sua prima compagnia teatrale a 18 anni appena. Dieci anni dopo, nel 1987, insieme a Mario Martone, è tra i fondatori della factory Teatri Uniti.

Da allora una vita in scena e una carriera ancora oggi principalmente dedicata al teatro. Da “L’uomo in più” di Paolo Sorrentino, nel 2001, comincia però a dedicarsi più regolarmente anche al cinema, soprattutto durante le pause estive fra le tournée teatrali.

“Non vivo una schizofrenia, no – spiega Toni Servillo -. Io considero soprattutto i frutti che ne vengono da questa possibilità di svolgere contemporaneamente il teatro e il cinema con la medesima passione, i medesimi obiettivi. Perché si mischiano i pubblici e si fa in modo che il teatro non sia considerata un’esperienza occasionale o peggio ancora un’anticamera in cui si spera che poi arrivi il successo al cinema”.

Senza che stesse lì ad aspettarlo, il successo internazionale arriva però anche per lui. Nel 2008 spopola agli EFA, dove ottiene il premio del Miglior attore europeo per le sue interpretazioni dei film “Il Divo”, di Paolo Sorrentino, e “Gomorra”, di Matteo Garrone.

Il sodalizio con Paolo Sorrentino, che nel 2003 lo aveva portato a interpretare anche “Le conseguenze dell’amore”, si concretizza pochi anni dopo in un quarto ruolo da protagonista: quello del decadente Jep Gambardella di “La grande bellezza”. All’estero è il titolo della consacrazione e a sancirla sono una pioggia di premi, tra cui un Golden Globe e l’Oscar per il Miglior film in lingua straniera.

“Dopo quella magnifica serata degli Oscar non ho fatto altro che recitare a teatro – racconta Toni Servillo -. Questo credo la dica lunga sul fatto che questi premi vanno accolti con grande entusiasmo, ma la cosa importante è che dal giorno dopo ci si rimetta concretamente al lavoro, senza subire ubriacature inutili”.

Neanche il tempo di festeggiare e già l’indomani Servillo riprende l’aereo per tornare a dedicarsi ai suoi impegni a teatro. Lontano dai set cinematografici da ormai quasi tre anni, questa estate tornerà a girare un film. Prima salirà però di nuovo sul palco con il fratello Peppe per lo spettacolo di musica e poesia “La parola canta” e andrà a Budapest e Varsavia, per le due ultime tappe della tournée internazionale di “Le voci di dentro”. Perché Eduardo, dice, ha ancora molto da insegnarci.

“Ha dedicato tutta la sua vita all’esercizio di questo mestiere con una rettitudine, una coerenza, uno slancio, una dedizione di sé che coincidono con l’espressione di una visione morale della vita – conclude Toni Servillo ai microfoni di euronews -. Se tanti uomini che assumono posti di responsabilità avessero la determinazione, l’amore che muove molte cose, che ha avuto Edoardo nei confronti del suo mestiere, molte cose potrebbero funzionare meglio, penso”.

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