Al Metropolitan Opera di New York è di scena in questi giorni La Bohème. Il capolavoro pucciniano può contare sulla produzione intramontabile di Franco Zeffirelli, e su interpreti di primo piano quali l’ormai ben più che stella nascente Maija Kovalevska e il tenore maltese, nonché star affermata, Joseph Calleja.
“Puccini – ironizza Calleja – era un gran furbacchione, e qui mi sarebbe piaciuto usare un altro termine…voglio dire, per lui l’animo umano è come un’arpa e lui, grazie alla sua musica, riesce a far vibrare la corda giusta esattamente al momento giusto.”
“La musica di Puccini – aggiunge Maija Kovalevska – ti spezza il cuore, non si può rimanere indifferenti a quel che succede sulla scena, che è reale; la storia è così commovente, e arriva a ogni tipo di pubblico. L’ho constatato con i bambini: ricordo che una volta abbiamo fatto una matinée per le scuole e questi giovanissimi mi hanno poi scritto dicendo ‘ci sono rimasto così male quando Mimì è morta, alla fine piangevo’…mi hanno fatto una tenerezza… e le vedi le emozioni di questi bambini…è stupendo!”
“Quando ho cominciato a cantare questo personaggio – racconta la Kovalevska – adoravo tutta la storia ma soprattutto il primo atto, il loro incontro, e come Puccini descrive tutti questi sentimenti, e il duetto con Rodolfo… e il secondo atto, ovviamente. Ma invecchiando il terzo e il quarto atto cominciano ad avere più senso.”
“Vi sta dicendo – la prende in giro Joseph Calleja – che ha già ventiquattro anni!”
“Per cui – prosegue sorridendo lei – non è che mi piacciano di più, quanto che li capisco di più di una volta.”
“Secondo me quest’opera – analizza il protegonista maschile – è sul rifiuto di crescere. Se Rodolfo volesse davvero diventare adulto… voglio dire, sa che Mimì è malata, giusto? Allora, perché non si cerca un lavoro come si deve? Tanto lo sa che come artista non ce la farà mai. È qui che tra me e Rodolfo le strade si dividono: se Joseph Calleja fosse Rodolfo non ci sarebbe il quarto atto, perché io mi farei il mazzo per pagare un bravo dottore che curi la mia donna!”