Città? No, grazie. I giovani che scelgono la campagna

Città? No, grazie. I giovani che scelgono la campagna
Di Euronews
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

Giovani, carini e stufi di ritmi e frenesia del tran tran urbano. Sempre più i giovani che in controtendenza coi tempi, scappano dalla città e vanno a vivere in campagna.

I numeri sono ancora marginali, ma già rivelano un nuovo trend. Più che una semplice scelta, una vera e propria filosofia di vita, che a luglio ha riunito a Toledo, in Spagna, 36 giovani da 9 paesi europei.

Hugo Barthalay è uno di loro. “La campagna fa di solito paura ai giovani, perché è lontana da tutto – dice -. Non ci sono gli stessi servizi che si possono trovare in città, e neanche la stessa vita sociale, anche se in fin dei conti è soltanto diversa. Lo sguardo di una parte di questa gioventù sull’ambiente rurale sta però pian piano cambiando”.

Promotore dell’iniziativa è il MIJARC, il “Movimento internazionale della gioventù cattolica e rurale”: Ong che sul proprio sito vanta 150.000 membri in diversi paesi e si presenta come movimento “educativo e democratico, consapevole dei problemi dei giovani in Europa”.

Giochi e canti, la strategia militante in cui si declina il verbo professato sull’homepage dell’organizzazione: “Credere nella campagna, per costruire l’Europa di domani”.

Ventidue anni appena, Hugo viene dalla Francia. In controtendenza rispetto ai suoi coetanei ha voltato le spalle alla città per ritirarsi in campagna. “Talvolta viene considerata una scelta strana – racconta -. Quando racconto che studio a distanza e vivo in campagna, l’impressione di molti è che non abbia una vita sociale, né rapporti con i miei coetanei. Grazie alle nuove tecnologie, riesco invece assolutamente a compensare. E poi, in campagna si ha occasione di entrare in contatto con persone, che in un ambiente strettamente universitario non incontreremmo mai”.

180.000 le persone che ogni giorno migrano verso le città, secondo le stime dell’Onu. Un fiume in piena, ingrossato soprattutto dall’imponente flusso di giovani. Sempre più sono tuttavia quelli che, volenti o nolenti, stanno optando per una scelta controcorrente.

“L’età media della popolazione rurale è molto elevata – spiega Noelia Martin, una spagnola che partecipa agli incontri -. Gli anziani sono moltissimi e i giovani che vogliono restare sempre di meno. Come anni fa si assisteva all’esodo dalle campagne, oggi si assiste però all’esodo dalle città. E’ un fenomeno che procede a rilento ma con la crisi, in sempre più tornano nei villaggi”.

Chi sceglie oggi di vivere in campagna, viene spesso da molto lontano. Giochi e canti di gruppo, la terapia su cui il MIJARC punta per stimolare un’integrazione, sul terreno a volte molto difficile. Le migrazioni in massa degli ultimi decenni hanno dato vita a un bisogno endemico di manodopera in molte campagne europee. Salvare tradizioni e colture a rischio estinzione, il ruolo che gli immigrati si trovano quindi spesso a svolgere.

Non sempre la mentalità rurale è però aperta allo “straniero”. Da qui l’idea di sfruttare l’incontro di Toledo, anche per lavorare sulla sensibilizazzione.

“Credo che sia un’ottima iniziativa – commenta una passante per le vie di Toledo -, soprattutto perché l’immigrazione è un fenomeno che peserà sempre di più, soprattutto sul piano delle dinamiche del lavoro”.

13 milioni i giovani fra i 15 e i 24 anni che il MIJARC ha contato nelle campagne europee. Migliorarne il quotidiano sul posto per sottrarli al ricatto dell’emigrazione forzata è una delle sue battaglie.

“Ci sono giovani che vivono nei villaggi e mancano di motivazioni – spiega Ania Caryk, una ragazza polacca impegnata nei ranghi del MIJARC -. Non si spostano in città, ma non fanno niente per cambiare le cose. E il mio ruolo è proprio questo: aiutarli a comprendere che per migliorare la situazione, rispetto a quella ereditata dai loro genitori, è proprio di un cambiamento che abbiamo bisogno. Di creare qualcosa di nuovo”.

Tornare alle origini per rivalutare la ricchezza di un’esistenza più semplice e vera, lo slogan che i proseliti di queste nuove “migrazioni al contrario” oppongono a quella che considerano la superficialità di una vita al ritmo di clacson e metropolitane.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Immersi nelle traduzioni

L'Erasmus non finisce con l'Erasmus

Danza urbana senza frontiere: il progetto 7STEPS