"L'infernale commedia"

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In scena arie d’opera e John Malkovich nei panni di un serial killer.

“L’infernale commedia” o l’autobiografia narrata sulla scena del serial killer austriaco Jack Unterweger, condannato per omicidio, diventato scrittore e poeta in carcere, acclamato dalla critica, graziato. Una volta libero, giornalista e conferenziere, ucciderà ancora, più volte, sino alla cattura e al suicidio nel 1994.

Questa la storia, ma la forma è intrigante: un’orchestra barocca sul palcoscenico, arie d’opera, da Vivaldi a Weber passando per Beethoven, cantate da soprano che danno voce alla rabbia, alla disperazione, alla sete di vendetta delle vittime, rovescio della medaglia del monologo di un grande attore.

“Mi piace affrontare nuove forme, nuove sfide, dice John Malkovich, confrontarmi col rischio di sbagliare in qualsiasi momento. Ho un enorme rispetto per Martin Haselböck, il direttore d’orchestra, e per Michael Stùrminger – è uno di quei pochi registi che hanno capito che il teatro è come un’onda, devi solo sperare che arrivi quest’onda, speri di coglierla, e di cavalcarla.”

Martin Haselböck è un direttore d’orchestra di fama mondiale. Conosciuto John Malkovich a Los Angeles, insieme hanno lavorato all’idea di un nuovo tipo di spettacolo. “Abbiamo cercato di mettere insieme il suo talento di attore di teatro, non di cinema, e della musica ‘forte’… Diciamo: abbastanza forte da non venire schiacciata dal talento di John Malkovich. L’unione di musica classica di alto livello e di cantanti d’opera di grande valore fa da contrappeso al suo talento, e crea quella tensione che, a mio avviso, è alla base di questa pièce.”

La sconfitta, l’insuccesso – assidui compagni del vivere umano. Ma che cos‘è per John Malkovich il fallimento?

“E’ come se fosse mio fratello, mia madre, mio padre, il mio migliore amico… è ogni sera… quasi tutto quello che ho fatto è stato un insuccesso, sono talmente abituato… Tutto il mio impegno è nel cercare di far meglio.”

Le arie ascoltate nel servizio sono “Sposa son disprezzata”, di Antonio Vivaldi, “Ah, perfido”, di Ludwig van Beethoven, e “Ah, lo previdi”, di Wolfang Amadeus Mozart.

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