Approvata la prima di una serie di leggi volute dal premier Netanyahu per limitare i poteri della Corte suprema, i manifestanti tornano in piazza
Uno scudo per proteggere Benyamin Netanyahu, il primo ministro israeliano: la sua coalizione di governo ha appena approvato la prima di una serie di leggi sulla controversa revisione del sistema giudiziario. Obiettivo: evitare che il leader di Tel Aviv possa essere considerato inadatto a guidare il paese, a causa del processo per corruzione a suo carico.
La nuova procedura in futuro limiterebbe la possibilità per la Corte suprema di ricusare il premier, e i 15 giudici solo all'unanimità potrebbero bocciare un dispositivo approvato dall'assemblea, mentre la cosiddetta "clausola di deroga" consentirebbe alla Knesset con la maggioranza semplice (61 voti su 12) di fermare quelle norme ritenute in contrasto con le leggi di base del paese.
Ma l'intervento legislativo divide profondamente la nazione. Tant'è che lo stesso Netanyahu ha espresso la volontà di "ricucire la frattura". Senza spiegare, però, come intende farlo e senza convincere i manifestanti, che hanno bloccato di nuovo il traffico sulle principali autostrade e si sono scontrati con la polizia. Gli agenti hanno usato gli idranti per di disperderli e hanno fatto scattare gli arresti, ma non sono riusciti a spegnere la protesta.