Kosovo: proposta l'Associazione dei comuni serbi (con sei condizioni). Vučić accusato di tradimento

Parlamento di Belgrado: accuse di tradimento a Vučić. (2.2.2023)
Parlamento di Belgrado: accuse di tradimento a Vučić. (2.2.2023) Diritti d'autore Darko Vojinovic/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
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Di Cristiano TassinariEuronews World - ANSAMed Agenzie:  Euronews Hungary
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L'apertura del premier kosovaro Albin Kurti costringe il presidente serbo Aleksander Vučić a riaprire i colloqui tra i due Paesi, ma lo stesso Vučić continua ad escludere categoricamente il riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo

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Il Kosovo apre le porte alla creazione della discussa Comunità delle cinque Municipalità a maggioranza serba.

Per questa "Associazione" - così l'ha definita il premier kosovaro Albin Kurti - Pristina pone, però, sei condizioni ben precise, in quanto significherebbe dare alla minoranza serba una solida entità politica. Così facendo, del resto, si rispetterebbero gli accordi del 2013 e si sbloccherebbero finalmente i complicati rapporti con Belgrado.

Le condizioni del Kosovo

Prima condizione: la nuova Comunità deve essere innanzitutto in linea con la Costituzione e le leggi del Kosovo. Inoltre, non potrà essere monoetnica: deve pertanto cambiare il nome, non potrà avere un consiglio direttivo e potrà operare soltanto per la cooperazione orizzontale dei comuni coinvolti, ai sensi della legge sulle autonomie locali.

Altra condizione è che i diritti delle minoranze nazionali e i relativi meccanismi di tutela devono basarsi sul principio di reciprocità tra i 'due stati', tenendo conto degli standard e dei modelli europei. Inoltre, prima della creazione di tale "Associazione", dovranno essere smantellate quelle che il primo ministro kosovaro Kurti ha definito "le strutture illegali della Serbia nel Nord", con la consegna di tutte le armi detenute illegalmente.

Altra condizione, per Kurti, è che l'Associazione dei Comuni serbi dovrà far parte dell'accordo finale fra le due parti, e dovrà essere realizzata e attuata dopo il "reciproco riconoscimento" fra Kosovo e Serbia. Cosa, questa, che Belgrado esclude fermamente.

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Albin Kurti in Parlamento a Pristina. (2.2.2023)Screenshot

Ultima condizione posta dal premier kosovaro è il ritiro da parte del presidente serbo Aleksandar Vučić delle lettere inviate ai leader dei cinque Paesi Ue (Spagna, Grecia, Romania, Cipro e Slovacchia) che non riconoscono il Kosovo, nelle quali si chiede a tali Paesi di non accettare la domanda di Pristina per l'adesione all'Unione europea.

Questa apertura (seppur condizionata a sei punti precisi, difficili da rispettare) di Kurti mette il presidente serbo Aleksander Vučić e lo lascia in difficoltà di fronte alla necessità di riaprire i colloqui con il Kosovo, che la Serbia considera ancora alla stregua di una provincia ribelle, ma che quasi l'intera comunità internazionale riconosce come Paese indipendente.  

Cercando di trovare finalmente una soluzione ai rapporti tesi e alle ripicche, a partire dalla cronica e simbolica vicenda delle targhe automobilistiche.

Vučić: "obbligati" a riaprire i colloqui con il Kosovo

Il presidente serbo Vučić - forse un po' rassegnato - conferma la sua piccola apertura, per evitare una "guerra congelata" con il Kosovo, confermando comunque di essere contrario ad un Kosovo indipendente a membro dell'Onu.

"Altrimenti diventeremmo un paria europeo? Sì, lo saremmo. Completamente isolati, nessuno parlerebbe con noi. Non avremmo accesso a nessun fondo.
Non si può esistere da soli nel mondo moderno".
Aleksander Vučić
52 anni, Presidente della Serbia

"Vučić sei un traditore"

Gli ultranazionalisti serbi, tuttavia, considerano un affronto qualsiasi passo verso il riconoscimento del Kosovo e non hanno mancato di farlo capire chiaro e tondo a Vučić, definendolo "traditore", con toni quanto meno roventi, giovedì sera in Parlamento a Belgrado, durante una seduta straordinaria degenerata in tumulti e incidenti in aula.

E del resto, anche una parte dell'opinione pubblica serba si dimostra ancora contraria a qualsiasi progresso verso un'intesa politica con il Kosovo.

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Il presidente serbo Vučić di difende in Parlamento dagli attacchi degli ultranazionalisti. (Belgrado, 2.2.2023)Darko Vojinovic/Copyright 2023 The AP. All rights reserved

Le preoccupazioni dell'Unione europea

La rappresentanza Ue a Pristina ha fatto sapere di seguire con preoccupazione i lavori infrastrutturali avviati nel nord del Kosovo, e che hanno comportato ordinanze di esproprio di proprietà e beni di serbi locali.
Il processo di esproprio - ha reso noto la rappresentanza in un comunicato, di cui hanno dato notizia i media a Belgrado - in base alla legge kosovara richiede un periodo di consultazione pubblica e la possibilità per i cittadini di contestare in giudizio ogni decisione su espropri prima che essa diventi definitiva.

"La Ue fa appello al governo del Kosovo di fare di tutto per garantire che venga osservato tale processo e che i diritti dei proprietari vengano rispettati pienamente".

Da tre giorni i serbi protestano nelle località di Dren e Lesak, nel nord del Kosovo, per gli espropri delle loro proprietà, terreni e immobili, disposti dalle autorità di Pristina per la realizzazione di una infrastruttura definita "di interesse pubblico": non è ancora chiaro se si tratti di una strada o di una base per le forze di polizia.

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