Tratta di esseri umani: le donne ucraine a rischio

Rifugiate ucraine alla frontiera di Medyka con la Polonia, 26 febbraio 2022.
Rifugiate ucraine alla frontiera di Medyka con la Polonia, 26 febbraio 2022. Diritti d'autore Visar Kryeziu/Copyright 2022 The AP. All rights reserved.
Di Ilaria FedericoAlexandra Leistner
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Circa 8 milioni di persone sono fuggite dall'Ucraina dall'inizio della guerra. L'85% è rappresentato da donne che rischiano di diventare vittime di trafficanti di esseri umani

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Poco dopo l'inizio del conflitto in Ucraina, nell'ufficio di Vienna dell'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) è scattato l'allarme. La divisione Osce che si occupa della lotta alla tratta di esseri umani, ha notato un incremento di ricerche online di contenuti sessuali relativi a donne e ragazze ucraine.

Nelle diverse lingue a seconda del Paese, le ricerche di parole chiave come "escort", "porno" o "stupro" insieme alla parola "ucraina" sono aumentate del 600%. La ricerca più di tendenza: l'equivalente di "rifugiata ucraina porno".

In Svezia, dove la prostituzione è stata depenalizzata, ma è vietato pagare per pratiche sessuali, 37 uomini sono stati arrestati a marzo 2022 per tratta di esseri umani e 30 tra questi avevano provato a reclutare donne ucraine per attività illegali con l'inganno, soltanto un mese dopo l'inizio della guerra.

Le trappole per le donne ucraine

Otto milioni di persone sono fuggite dall'Ucraina dall'inizio della guerra, secondo l'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati. E l'85% è rappresentato da donne, che trovano rifugio in Paesi dei quali non conoscono la lingua, dove le relazioni sociali, soprattutto all'inizio, sono minime e nei quali vivono spesso con una certa precarità finanziaria. Questi fattori, secondo Andrea Salvoni, vice coordinatore anti-tratta dell'Osce, contribuiscono al rischio che le donne ucraine diventino vittime di tentativi di tratta.

Secondo Salvoni, sono soprattutto le donne ucraine che cercano lavoro a cadere spesso nelle trappole di "annunci di lavoro loschi" pubblicati in gruppi Facebook e su Telegram, che promettono la possibilità di guadagnare soldi facilmente, accompagnando degli uomini in eventi mondani o in cambio di una giornata di compagnia.

Per rendere i rifugiati ucraini consapevoli del pericolo che i trafficanti rappresentano, l'Osce ha creato un sito web e una linea telefonica che forniscono informazioni sulle strategie più comuni utilizzate per ingannare donne e ragazze.

"Abbiamo prove concrete che le donne ucraine siano sfruttate sessualmente quando sono in cerca di lavoro e alloggio nei Paesi ospitanti", avverte il sito web in inglese, ucraino e russo, che invita le persone in fuga dall'Ucraina a non accettare aiuto da sconosciuti ma solo attraverso enti ufficiali, soprattutto quando si tratta di questioni amministrative che implicano l'utilizzo di documenti personali. Il sito raccomanda inoltre, alle donne ucraine, d'informare la propria famiglia di eventuali viaggi e di concordare con i familiari una parola in codice nel caso in cui si trovassero in situazioni pericolose.

La prostituzione in Europa

"Se tutti gli uomini smettessero di comprare sesso domani, lo sfruttamento sessuale non esisterebbe più", spiega Salvoni. "I trafficanti hanno possibilità maggiori di operare in un Paese in cui l'acquisto di sesso è legale. In questi Paesi il mercato è ovviamente più grande, e possono guadagnare più soldi" continua Salvoni, interrogato su quali Paesi rappresentano un rischio maggiore per le donne.

La Germania è uno dei Paesi più liberali in termini di lavoro sessuale. Con più di 3.000 case chiuse in tutto il Paese, e 500 solo a Berlino, la prostituzione è legale in Germania, così come nei Paesi Bassi, in Austria, Svizzera, Grecia, Ungheria e Lettonia. La legalizzazione spesso include l’imposizione di tasse e restrizioni, più o meno severe, nell'esercizio della prostituzione e l'individuazione di luoghi preposti all'attività. In questi Paesi, sono inoltre previsti controlli sanitari obbligatori per i lavoratori sessuali per la prevenzione e il contenimento delle malattie veneree.

Ma il ruolo dei trafficanti nell'esercizio della prostituzione, secondo Salvoni, non è sufficientemente preso in considerazione in questi Paesi e così, queste attività "dall'esterno, sembrano completamente legali".

In Europa ci sono diversi livelli di tolleranza. Il modello proibizionista, che consiste nel vietare la prostituzione e nel punire sia chi la esercita sia il cliente, è seguito dai Paesi dell'est europeo (Albania, Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Georgia, Kazakistan, Lituania, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Russia, Serbia, Ucraina). Il modello proibizionista registra una  variante nel cosiddetto “modello svedese”, adottato in Svezia dal 1999 e successivamente in Islanda e dal gennaio 2009 in Norvegia. Si tratta della criminalizzazione del solo cliente.

"Necessario un cambiamento culturale e legislativo"

In molti Paesi dell'Ue si sta verificando, però, una lenta inversione di tendenza. La Germania ha leggermente inasprito le sue leggi, così come i Paesi Bassi e la Spagna.

In Spagna, il Congresso dei deputati ha approvato l'estate scorsa una proposta di legge che prevede pene da tre a sei anni per gli sfruttatori, per i clienti e per coloro che ottengono vantaggi mettendo a disposizione consapevolmente i locali nei quali si esercita la prostituzione.

I Paesi stanno realizzando "che il vecchio approccio 'laissez-faire' non funziona", spiega Salvoni, che riconosce che ci vuole "coraggio politico" per cambiare le leggi esistenti. In molti Paesi, aggiunge, "un segmento significativo della società ritiene che il lavoro sessuale dovrebbe essere depenalizzato". E per attuare un "vero cambiamento culturale", spiega il vice coordinatore anti-tratta dell'Osce, "è anche necessario iniziare a educare gli uomini più giovani sul consenso e sui comportamenti sessuali positivi".

"Gli uomini hanno sempre una scelta", conclude Salvoni.

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