Lula da Silva giura come presidente del Brasile: "Ha vinto la democrazia"

Il presidente brasiliano Lula da Silva
Il presidente brasiliano Lula da Silva Diritti d'autore AP Photo/Gustavo Moreno
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Di Euronews
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La cerimonia di investitura è stata turbata dall'arresto di un uomo in possesso di un coltello e di esplosivo che è stato bloccato dalla polizia militare

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A venti anni dall'inizio del suo primo mandato e in un clima di forte tensione, per il rischio di un attentato da parte dell'estrema destra, il progressista Luiz Inacio Lula da Silva vincitore delle presidenziali nel 2022 assume la presidenza del Brasile. Lula non ha ricevuto la fascia dal presidente uscente, come da tradizione, ma dai rappresentanti delle minoranze "a nome del popolo brasiliano". Lula succede a Jair Bolsonaro: il leader di estrema destra è volato in Florida, snobbando la cerimonia, mentre i suoi sostenitori sono scesi nelle strade della capitale Brasilia.

Il discorso d'insediamento

Nel discorso d'insediamento di fronte alle Camere riunite Lula ha denunciato l'inedito clima di violenza politica che infesta il Paese sottolineando però la tenuta delle istituzioni democratiche e ha espresso il desiderio di poter pacificare il Paese. "La democrazia è stata la grande vincitrice di queste elezioni, superando la più grande mobilitazione di risorse pubbliche e private mai vista da parte dell'opposizione, le più violente minacce alla libertà del popolo, la più abietta campagna di menzogne e odio: complotti per manipolare e imbarazzare l'elettorato brasiliano - ha detto Lula -. Mai le risorse dello Stato sono state così distorte a favore di un progetto autoritario di potere".

Passerella sulla Rolls Royce

Nonostante il suggerimento delle autorità di Sicurezza per le concrete minacce ricevute, Lula ha deciso di sfilare per le strade di Brasilia a bordo della tradizionale Rolls Royce decappottabile piuttosto che all'interno di un veicolo blindato. La cerimonia di insediamento è stata accompagnata da un eccezionale spiegamento delle forze di sicurezza a fronte del pericolo di un nuovo attentato e delle minacce pervenute da parte di fanatici parteggiatori del presidente uscente, Jair Bolsonaro. A conferma delle preoccupazioni delle autorità, durante la giornata un uomo in possesso di un coltello e di esplosivo è stato bloccato dalla polizia militare del Dipartimento federale all'ingresso della zona delle celebrazioni. I rischi per la sicurezza non hanno frenato neanche l'euforia dei sostenitori del leader progressista, riversatisi a migliaia nella capitale per celebrare il ritorno di Lula e assistere alla kermesse musicale organizzata al margine dell'insediamento e battezzata con il suggestivo nome "Festival Futuro".

La grande tensione

Il clima di tensione che ha caratterizzato la cerimonia anticipa e descrive ad ogni modo una delle principali sfide che attende il nuovo presidente nei prossimi quattro anni alla guida del Brasile. Lula assume il potere nel contesto di un clima politico fortemente polarizzato, con una parte dell'elettorato fedele all'ex presidente Bolsonaro che non riconosce la sua vittoria e che ha cercato di scongiurare in tutti i modi, anche con l'aiuto dei militari, "il ritorno del comunismo al potere". In questo contesto si è affacciato in Brasile nelle ultime settimane anche lo spettro del terrorismo con il fallito attentato con un'autobomba del 25 dicembre con l'obiettivo di creare "caos". Lula può godere ad ogni modo del pieno sostegno della comunità internazionale. Alla cerimonia del suo insediamento erano presenti 19 di capi di Stato - incluso il re di Spagna, Filippo VI - e rappresentanti di 120 paesi. Assente invece il venezuelano Nicolás Maduro, la cui presenza era stata prima annunciata e poi smentita dallo stesso ministero degli Esteri brasiliano.

Un'eredità difficile

Lula raccoglie un'erdedità complessa. Tante e urgenti le sfide che il neo presidente dovrà affrontare: il rilancio dell'economia, il contenimento della distruzione della foresta amazzonica e la realizzazione del suo ambizioso programma di lotta alla povertà e alla disuguaglianza. Il tutto con un Congresso saldamente nelle mani dei conservatori.

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