Gazprom: crollo (prevedibile) delle esportazioni, ma i nuovi mercati sono Cina e India

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A tutto gas. Diritti d'autore Michael Sohn/Copyright 2022 The AP. All rights reserved
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Di Cristiano TassinariEuronews Business - Ansa - AP - Agenzie internazionali
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Crollo (prevedibile) delle esportazioni di gas di Gazprom: esclusi i Paesi che fanno parte della Comunità degli Stati Indipendenti (Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Turkmenistan, Tagikistan e Uzbekistan), l'export del colosso energetico russo è diminuito del 45,5% nel 2022, scendendo a 100,9 miliardi di metri cubi, contro i 185 miliardi del 2021. 

L'estrazione di gas è, di fatto, diminuita del 20%.

Lo ha annunciato lo stesso Aleksej Miller, l'Amministratore Delegato di Gazprom, fedelissimo di Vladimir Putin, con un messaggio su Telegram. 

Secondo Miller, la stragrande maggioranza delle perdite è - ovviamente - dovuta ai Paesi europei (Unione europea e Svizzera) che hanno rifiutato di fare affari con la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina, subendo - peraltro - l'imposizione da parte dell'Ue di un "Price Cap" (60 dollari al barile) sul gas russo trasportato via mare. Al quale, Putin ha risposto con il divieto di vendita di gas - in vigore dal prossimo 1° febbraio - ai Paesi che applicano il "Price Cap".

Nonostante ciò, Gazprom esprime ottimismo per un futuro aumento della domanda di gas soprattutto in Asia, in primis in Cina e India, Paesi che hanno beneficiato del calo dei prezzi del gas, aumentando le importazioni dalla Russia. 
Secondo Bloomberg, la quota della Cina nel futuro aumento della domanda globale di gas sarà del 40%.

All'inizio di dicembre, la Russia ha avviato l'estrazione di un nuovo giacimento di gas nella Siberia meridionale, vicino al lago Bajkal. il giacimento di Kovykta è il più grande finora scoperto nella regione siberiana. Si ritiene che la maggior parte del gas proveniente da lì sia destinato alla Cina.

Prezzo del gas e "minaccia energetica" in calo

Questo lunedì 2 gennaio, il prezzo all'ingrosso del gas naturale in Europa è sceso al livello più basso da quando è iniziata la guerra in Ucraina: sulla piattaforma di mercato della Borsa di Amsterdam è stato quotato poco più di 74 euro, cinque volte meno di agosto (quando raggiunge la cifra di 342 euro/MWh).

Perché i prezzi stanno scendendo? In primo luogo, perché l'estate scorsa l'Europa ha riempito fino all'orlo le proprie riserve, poi perché l'autunno è stato molto mite e, infine, perché le famiglie e le imprese hanno volontariamente ridotto i propri consumi: quest'inverno, finora, gli europei hanno bruciato molto meno gas nelle loro caldaie.

Le scorte rimangono, quindi, molto buone per il resto dell'anno, e c'è, perciò, meno necessità di acquistare gas.

È evidente che, con queste condizioni, la "minaccia energetica" di Putin perde buona parte della sua efficacia. 

Situazione europea: stazioni e rigassificatori

Per quanto riguarda l'Europa, molti Paesi, nella speranza di ridurre la loro dipendenza dalla Russia, hanno affittato stazioni galleggianti di rigassificazione (un rigassificatore è stato inaugurato a metà dicembre in Germania, a Wilhelmshavenm, in Bassa Sassonia) per ricevere gas liquefatto trasportato via mare.

A parte la Finlandia - che ha appena presentato la propria stazione "indipendente" per il Gas Naturale Liquido, al confine con l'Estonia - l'Europa non dispone di molti terminali GNL "fissi", in quanto non ve n'era bisogno, durante i periodi di importazione di massa di tubi economici dalla Russia. 
Altri tempi. 

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