Sparatoria di Parigi: il sospetto davanti al giudice istruttore, curdi in marcia

È una marcia silenziosa, composta, quella della comunità curda a Parigi.
Diverse centinaia di manifestanti hanno ricordato le tre persone rimaste uccise nella sparatoria davanti al centro culturale curdo Ahmet-Kaya.
Il corteo ha raggiunto Rue d'Enghien, nel 10° arrondissement di Parigi. Sul marciapiede dove sono state uccise le tre vittime sono stati eretti dei piccoli altari, su cui sono state poste le loro fotografie, candele e mazzi di fiori. Il corteo è partito intorno alle 12.30 in direzione di rue Lafayette, nello stesso arrondissement della capitale, dove il 9 gennaio 2013 sono state uccise a Parigi tre attiviste del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). I manifestanti hanno cantato in curdo "I nostri martiri non muoiono" e in francese "Femmes, vie, liberté", chiedendo "verità e giustizia".
"Smettetela di chiederci di credere che si tratti di un crimine razzista di un uomo isolato" dicono gli esponenti del Consiglio democratico curdo in Francia, che continuano a avanzare l'ipotesi che dietro la sparatoria ci sia la mano della Turchia.
"Secondo me non si tratta di un atto isolato - sostiene una manifestante Penso che l'attacco sia stato orchestrato e diretto contro i curdi. Molti elementi lo suggeriscono. Era in prigione e dieci giorni dopo aveva un'arma e sapeva dove e a che ora andare".
L'odio per gli stranieri
Il presunto aggressore, identificato con il nome di William K., un pensionato francese di 69 anni, è comparso davanti al giudice istruttore.
L'uomo, che avrebbe agito per odio nei confronti degli stranieri, come lui stesso ha affermato durante gli interrogatori, di omicidio e tentato omicidio per motivi razziali, oltre che di acquisizione e possesso non autorizzato di armi.
I timori della comunità curda
Nei giorni scorsi, la protesta dei manifestanti curdi è sfociata in disordini e vandalismi.
Secondo i membri del Consiglio democratico curdo in Francia, l'aggressione sarebbe riconducibile a un atto politico e di terrorismo riconducibile alla Turchia.
Ankara ha convocato l'ambasciatore francese per stigmatizzare la propaganda degli attivisti curdi dopo la sparatoria. Alcuni hanno manifestato a Parigi con le bandiere del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), considerato dalla Turchia un'organizzazione terroristica, e hanno suggerito che Ankara fosse collegata all'attentato.
Dal canto suo, il sospetto ha ammesso che, in prima battuta, il suo obiettivo era quello di colpire e uccidere i migranti. Solo poi avrebbe deciso di attaccare i curdi.