Bruxelles, riunione dei ministri dell'Unione europea. Un piano per gli habitat danneggiati

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Di Debora Gandini
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Obiettivo della riunione è stabilire norme giuridicamente vincolanti per il ripristino degli habitat danneggiati e degli ecosistemi

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Dopo la firma dello storico accordo sulla biodiversità globale delle Nazioni Unite, i ministri dell'Ambiente dell'Unione europea si riuniscono a Bruxelles per discutere le proposte sui regolamenti in Europa. L'obiettivo è stabilire norme giuridicamente vincolanti per il ripristino degli habitat danneggiati e degli ecosistemi.

Maria Ohisalo, Ministro dell'Ambiente della Finlandia: "E’ una discussione importante. Per la Finlandia questo è uno strumento importante per fermare la crisi della biodiversità. Ci sono molti punti da chiarire, e abbiamo intenzione di affrontare tuti i punti in sospeso. Non è la prima volta che come paese facciamo notare che serve maggiore flessibilità nazionale e maggiore efficienza dei costi".

Un eventuale accordo obbligherebbe gli Stati membri a sviluppare piani nazionali e a mettere in atto misure di ripristino efficaci per raggiungere obiettivi specifici relativi agli ecosistemi fragili.

Il piano proposto coprirebbe almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell'Unione entro il 2030 e tutti gli habitat che necessitano di ripristino entro il 2050.

L’accordo alla COP15

L’intesa raggiunta alla Conferenza delle Nazioni Unite rappresenta lo sforzo più significativo per proteggere le terre e gli oceani del mondo e per fornire finanziamenti essenziali per salvare la biodiversità nei Paesi in via di sviluppo.

La Cina, che detiene la presidenza di questa conferenza, ha rilasciato all'inizio della giornata una nuova bozza che ha dato ai colloqui, a volte controversi, lo slancio necessario per arrivare a un accordo.

La parte più significativa dell'intesa è l'impegno a proteggere il 30% delle terre e delle acque considerate importanti per la biodiversità entro il 2030. Attualmente sono protette il 17% delle aree terrestri e il 10% di quelle marine.

La bozza, che è stata approvata dai governi dei Paesi partecipanti, chiede anche di raccogliere 200 miliardi di dollari entro il 2030 proprio per cercare di eliminare, in modo graduale o riformare i sussidi che potrebbero fornire altri 500 miliardi di dollari per la natura.

Entro il 2025 nel pacchetto di finanziamenti è stato chiesto di aumentare ad almeno 20 miliardi di dollari il denaro destinato ai Paesi poveri, circa il doppio di quanto viene attualmente erogato. Alcuni paesi chiedevano un impegno più severo sui sussidi che rendono cibo e carburante economici in molte parti del mondo.

Più finanziamenti per i paesi poveri

I ministri e i funzionari governativi di circa 190 Paesi si sono trovati per lo più d'accordo sul fatto che la protezione della biodiversità deve essere una priorità, e molti hanno paragonato gli sforzi compiuti a quelli di un'altra nazione. Ma per quasi due settimane hanno lottato per trovare un accordo sull'aspetto di tale protezione e su chi dovrà pagarla.

Il finanziamento è stato uno dei temi più dibattuti, tanto che i delegati di 70 Paesi africani, sudamericani e asiatici hanno abbandonato i negoziati mercoledì. Sono rientrati alcune ore dopo. Il Brasile, che ha parlato a nome dei Paesi in via di sviluppo, ha dichiarato in una dichiarazione che dovrebbe essere istituito un nuovo meccanismo di finanziamento dedicato alla biodiversità e che i Paesi sviluppati dovrebbero fornire 100 miliardi di dollari all'anno in sovvenzioni finanziarie alle economie emergenti fino al 2030.

L’appello delle comunità indigene

Le comunità indigene del Brasile sanno che molto è stato fatto ma sono anche consapevoli che è necessario alzare la soglia di tutela. Lo chiedono con diplomazia, definendo un successo la nuova legge dell'Unione europea sulla deforestazione. Non basta, però, perché la normativa esclude dalla salvaguardia numerosi altri ecosistemi, come ad esempio il Cerrado brasiliano.

"Almeno tre quarti della biomassa del Cerrado sono stati esclusi dall'obbligo di garantire la tracciabilità dei prodotti: questo avrà un impatto su almeno 110 comunità e popoli tradizionali, principalmente indigeni, che saranno direttamente colpiti dalle lacune della norma" ha detto Dinamam Tuxam, coordinatore esecutivo della delegazione dei popoli indigeni del Brasile.

"La legge, nel suo ambito di applicazione o di tracciabilità, ha lasciato fuori i finanziatori, le banche, coloro che forniscono il denaro, coloro che sono dietro diverse iniziative e che non sono coperti dalla legge, quindi non sono soggetti a verifica, e da lì abbiamo già una falsa partenza" ha aggiunto Levi Sucre, coordinatore dell'Alleanza mesoamericana.

L’Unione europea non consentirà più l’ingresso nel mercato europeo di prodotti legati alla distruzione delle foreste. I decisori politici dell’Ue hanno concluso i negoziati per una legge europea sulla deforestazione, raggiungendo un accordo storico. Questo regolamento è il primo al mondo ad affrontare la deforestazione globale e ridurrà significativamente l’impronta dell’Ue sulla natura" si legge in una nota del WWF.

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