Scontri etnici in Kosovo, rimandate le amministrative nelle città a maggioranza serba

Barricate, esplosioni e sparatorie questo sabato sera nei comuni kosovari a maggioranza serba divenuti ormai una polveriera con l'esacerbarsi delle tensioni tra Pristina e Belgrado già materializzatesi nelle dimissioni in massa dei dipendenti pubblici serbi in Kosovo e nel divieto imposto da Pristina alle targhe serbe.
Nelle ultime ore l'arresto di un poliziotto serbo ha galvanizzato lo scontro tanto che le elezioni amministrative sono state rimandate per decisione della presidente del Kosovo, Vjosa Osmani. La misura interessa l'elezione dei sindaci in quattro comuni e dei consigli municipali in due comuni. Il voto si terrà nel mese di aprile. In questo contesto Belgrado, che non riconosce il Kosovo, ha fatto sapere che chiederà alla (Kfor), le forze Nato nel Paese balcanico, l'invio in Kosovo di un contingente delle forze di sicurezza serbe.
Il presidente serbo Aleksandar Vucic intanto vuole ostacolare le ambizioni kosovare di aderire alla Ue; in vista della presentazione della domanda di adesione alla Ue da parte del Kosovo, ha detto di aver inviato una lettera ai cinque Paesi dell'Unione europea che non riconoscono l'indipendenza di Pristina. In un intervento in diretta tv dedicato all'escalation della tensione in Kosovo, Vucic ha precisato che in tale lettera si sottolinea che solo Paesi europei formalmente e universalmente riconosciuti possono presentare domanda di adesione alla Ue, e il Kosovo non lo è.
Dei 27 Paesi membri della Ue Spagna, Grecia, Romania, Slovacchia e Cipro non riconoscono il Kosovo.