Salerno accoglie i migranti della Geo Barents

La Geo Barents a Salerno
La Geo Barents a Salerno Diritti d'autore AP Photo
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A Salerno sono sbarcati molti giovanissimi migranti: 84 minori, di cui 78 non accompagnati. Tra loro anche il piccolo Condè che a 10 anni ha già provato ad attraversare il deserto e poi è stato rinchiuso nei centri di detenzione libici per tre settimane

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Le centinaia di migranti che erano a bordo della Geo Barents, natante di Medici Senza Frontiere, sono stati sbarcati domenica nel porto sicuro di Salerno.  La nave, proveniente dalla Sicilia dove aveva fatto scalo, aveva a bordo soprattutto migranti dall'Africa sub-sahariana, una delle zone più disgraziate  dell'intero pianeta che sconta un clima quasi invivibile.

I migranti - 248 tra cui 84 minori, di cui 78 non accompagnati - sono stati soccorsi tra il 4 e il 6 dicembre. Venerdì, una donna era stata preventivamente evacuata insieme ai quattro figli, compreso il suo neonato venuto al mondo mercoledì. Il viaggio di alcuni di loro è durato un anno. Un percorso ad ostacoli fatto quasi sempre di violenze, dolore e torture. Segni poco visibili al momento dell'attracco al molo 3 Gennaio ma che, come raccontato ai volontari di Medici Senza Frontiere, tanti di loro portano ancora dentro. Le ragazze, costrette ad affrontare da sole un viaggio duro, lungo e pericoloso, quasi non riescono a realizzare di essere arrivare in Europa. Alle spalle hanno anni di violenze, talmente forti da non riuscire nemmeno a credere di essere ancora vive.

Fuga dal Camerun

Una giovane mamma, partita dal Camerun per fuggire da un matrimonio violento, durante la fuga dal suo Paese ha provato l'atroce dolore di dover seppellire la sua bimba. Dopo aver attraversato Nigeria e Niger è arrivata in Algeria dove la bambina si è ammalata ed è morta nel giro di qualche giorno. Un dolore troppo grande per poter ritrovare il sorriso anche nel porto sicuro.

I ragazzi dal Sud Sudan

Un gruppo di ragazzi giovanissimi arriva, invece, dal Sud Sudan. Vivevano in un campo per sfollati, hanno conosciuto il dolore e le barbarie della guerra. Hanno deciso di partire per conquistarsi una vita migliore. Qualcuno, mentre tentava di scappare, è stato intercettato più volte dalla guardia costiera libica ed è finito nelle prigioni-lager. Adesso a Salerno hanno trovato un porto sicuro dal quale sperano di poter iniziare una nuova esistenza. 

I centri di accoglienza

Il viceprefetto vicario di Salerno, Silvana D'Agostino ha spiegato che, come pianificato dal ministero, "le regioni che accoglieranno la maggior parte di questi migranti saranno la Lombardia, il Veneto, l'Umbria e la Toscana". I minori non accompagnati, invece, "saranno accolti dalla città di Taranto, mentre Salerno, come sempre città accogliente e sensibile alle persone che sbarcano dopo aver fatto un lungo viaggio, ha dato disponibilità ad accoglierne 20 e inserirli nel proprio sistema Sai". A Taranto ne andranno 64, mentre la restante parte resterà a Salerno. Degli adulti, invece, soltanto una trentina resterà sul territorio provinciale.

Lo scontro politico

Il via libera alle navi umanitarie per gli sbarchi dei migranti domenica è stato dato a causa dell'imminente maltempo e delle condizioni del mare che avrebbero messo a rischio le persone soccorse, secondo quanto diramato dal ministero dell'Interno italiano. Il governo ha comunque dichiarato di voler combattere l'immigrazione clandestina, affermando che le Ong effettuano salvataggi "rischiosi e provocatori" che fungono da fattore di attrazione e che sono "un elemento chiave nella catena che ingrossa l'immigrazione irregolare in Italia". Lo sbarco di Salerno ha riacceso quindi lo scontro politico sul tema dell'accoglienza. Per Franco Mari, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Italiana, presente sul posto, "non è possibile fermare gli sbarchi, dobbiamo, anzi, ringraziare le Ong per quello che fanno mentre il Governo ed il ministro continuano ad individuare in loro un avversario, per noi è assolutamente sbagliato. Siamo qui, oggi, anche per esprimere solidarietà alla nave di Medici senza Frontiere".

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