Inchiesta belga, 4 fermati: mazzette per ripulire l'immagine del Qatar

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Caso di corruzione al vaglio della giustizia belga: 4 italiani fermati con l'accusa di aver intascato denaro sa un Paese del Golfo. Tra loro, l'ex europarlamentare Antonio Panzeri e l'attuale segretario generale Ituc Luca Visentini

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Tutto ha un prezzo, anche la buona reputazione.
Deve aver pensato così il non ben identificato Paese del Golfo, che avrebbe pagato mazzette per influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo. E avrebbe avuto ragione se le accuse degli inquirenti in Belgio dovessero risultare fondate. 

In prima battuta, il Tribunale federale belga ha confermato il fermo di 4 persone, tutti italiani: tra di loro, l'ex europarlamentare dei Socialisti e Democratici Antonio Panzeri e l'attuale segretario generale dell'organizzazione internazionale dei sindacati Ituc Luca Visentini.
L’Ituc è una confederazione di sindacati di tutto il mondo, comprese le organizzazioni belghe, che rappresentano in totale più di 200 milioni di lavoratori.
Durante una perquisizione nella residenza di Panzeri a Bruxelles sono stati anche trovati 500mila euro in contanti. 

Ed è stato eseguito anche il mandato di arresto europeo nei confronti della moglie e della figlia di Pier Antonio Panzeri. Panzeri risulta avere ancora casa a Calusco d'Adda, il paese del bergamasco di cui è originario: lì sarebbe stata rintracciata la moglie di Panzeri, Maria Colleoni, 67 anni. La figlia Silvia, 38 anni, sarebbe stata fermata in altra località.

Le donne si trovano ora in carcere a Bergamo, dove sono state accompagnate in base al mandato che prevede la custodia cautelare in carcere.

Chi c'è dietro le mazzette

Gli inquirenti non rivelano chi abbia pagato le mazzette, ma secondo fonti ben informate sembra che dietro le quinte ci sia il Qatar, disposto a pagare per difendere la legittimità dei Mondiali dalle accuse di violazione di diritti umani e dei diritti dei lavoratori.
Tra i fermati anche il direttore di una Ong e un assistente parlamentare.

L'inchiesta del giornale belga Le Soir

A rendere nota la vicenda il quotidiano francofono Le Soir.
Si legge nel giornale belga che "i fermati sono a disposizione del giudice istruttore che nelle prossime 48 ore potrebbe decidere di spiccare eventuali mandati d'arresto".
Nell'ambito dell'operazione, la polizia ha effettuato anche 14 perquisizioni. 

La dichiarazione del Parlamento europeo

L'Europarlamento ha dichiarato di non commentare i procedimenti giudiziari, aggiungendo: "Come sempre, il Parlamento europeo collabora pienamente con le autorità nazionali competenti. Lo stesso vale per questo caso specifico".

Se confermato, si tratterebbe del caso di corruzione più significativo nella storia recente del Parlamento europeo. 

Recenti accuse di corruzione avevano invece investito l'assemblea del Consiglio d'Europa. Nel 2018, un'indagine interna aveva concluso che c'era "un forte sospetto" che membri attuali ed ex membri del Consiglio si fossero "impegnati in attività di natura corruttiva", alterando i rapporti sull'Azerbaigian a favore del regime autoritario e non rispettando le regole nella dichiarazione dei regali.

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