Salvador, guerra alle bande criminali

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Diecimila tra soldati e agenti assediano Soyapango, la seconda città del paese centramericano, per una operazione che mira a stroncare i gruppi armati

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Continua nel Salvador la guerra senza quartiere dicharata alle pandillas, le bande criminali, dal presidente Nayib Bukele, deciso a reprimere con la forza militare centinaia di gruppi armati che da anni tengono in ostaggio il paaese centramericano.

Da sabato circa diecimila membri di forze armate e polizia nazionale hanno preso d'assedio la seconda città del paese, Soyapango, trecentomila abitanti, dove le autorità puntano a catturare uno a uno i componenti delle bande.

Dall'inizio dell'operazione nessuno degli abitanti può entrare o uscire dalla cittâ senza sottoporsi a controlli, mentre vengono eseguiti rastrellamenti a tappeto e perquisizioni casa per casa.

Un assedio militare che secondo il ministro della Giustizia e dell'Interno Gustavo Villatoro, "non colpirà la popolazione onesta". "Abbiamo pianificato con molta attenzione questo accerchiamento militare a Soyapango per colpire il meno possibile la popolazione onesta. Ci sono 40 punti strategici in cui stiamo lavorando per fermare i membri delle bande che sappiamo trovarsi nelle comunità, in base alle informazioni di intelligence".

Da aprile scorso in Salvador vige lo stato d'emergenza proclamato dal presidente Bukele dopo un'ondata di omicidi che ha causato la morte di 87 persone in tre giorni.

L'assedio di Soyapango è criticato da diversi parlamentari, che parlano di "operazione di facciata e di propaganda", e anche da esponenti delle forze armate, alcuni dei quali mettono in dubbio la sostenibilità nel lungo periodo di azioni che impiegano 8500 militari in un solo municipio.

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