Nucleare iraniano, l'Aiea condanna i passi in avanti (verso l'arricchimento dell'uranio) di Teheran

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Nucleare iraniano, l'annuncio che riguarda il sito di Fordo è ingiustificato. Teheran deve rispettare il Trattato di non proliferazione, così Parigi, Berlino e Londra

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 Alla notizia diffusa da Teheran di aver iniziato a produrre uranio arricchito al 60%, pronta è giunta la condanna di Londra, Parigi e Berlino, che dichiarano in una nota congiunta che l'iniziativa non ha "alcuna giustificazione civile credibile e anzi svuota ulteriormente l'accordo sul nucleare iraniano del 2015.

Teheran aveva ripreso il processo di arricchimento dell'uranio al 60% nell'impianto di Natanz già l'anno scorso ( avvicinandosi al 90% necessario per produrre la bomba atomica). L'impianto interessato questa volta è quello di Fordo.

"Presentare questa escalation come reazione alla risoluzione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) che chiede la cooperazione dell'Iran in materia di salvaguardia è inaccettabile, sostengono ancora i tre Paesi europei, i cosiddetti E3, che ricordano, l'Iran è legalmente obbligato ai sensi del Trattato di non proliferazione ad attuare pienamente l'accordo di salvaguardia".

Forte preoccupazione è stata espresaa anche da Washington; l'Aiea ha affermato di voler comunicare all'Iran la propria intenzione di aumentare l'attività di verifica.

La soglia del 60% supera di gran lunga quella del 3,67% fissata dall'accordo del 2015, tra Teheran e l'Occidente,  volto a impedire all'Iran di acquisire l'arma nucleare.

L'Iran aveva accettato di congelare le sue attività nucleari a Fordo,  impianto sotterraneo situato  180 chilometri a sud di Teheran. 

Il sito era stato però rimesso in servizio nel 2019 e recentemente modificato al fine di ottenere una migliore efficienza.

Misure ritorsive

L'accordo sul nucleare del 2015 (JCPOA) aveva offerto all'Iran in parte una revoca delle sanzioni internazionali;  Teheran dava a garanzia la sua parola (tradotta nei fatti)di non dotarsi  dell'atomica, (un obiettivo che la Repubblica islamica ha sempre negato di perseguire).

Tuttavia, dopo il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo nel 2018 (con l'amministrazione Trump) e il ripristino delle sanzioni statunitensi che  stanno soffocando l'economia, Teheran si è gradualmente affrancata dai suoi obblighi.

L'Iran ha così avviato nel gennaio 2021 il processo destinato a produrre uranio arricchito al 20% nell'impianto di Fordo. Poi, nell'aprile 2021, ha annunciato di aver iniziato a produrre uranio arricchito al 60% a Natanz.

Domenica  invece ha annunciato di aver preso misure di ritorsione contro l'Aiea a seguito di una risoluzione che criticava la mancanza di cooperazione di Teheran, presentata dagli Stati Uniti e da tre Paesi europei (Regno Unito, Francia e Germania).

Questa delibera votata giovedì scorso dal cda  dell'Agenzia è la seconda di quest'anno, ce n'è stata già una prima a  giugno.

All'origine delle due risoluzioni, l'assenza di risposte "tecnicamente credibili" in merito a tracce di uranio arricchito rinvenute in tre siti non dichiarati.

Questo dossier è uno dei punti principali su cui sono iniziate le trattative avviate nell'aprile 2021 a Vienna per rilanciare l'accordo del 2015. Teheran chiede la chiusura dell'inchiesta da parte dell'agenzia Onu per raggiungere un compromesso.

Preoccupazione statunitense

Martedì il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha espresso la “profonda preoccupazione” degli Stati Uniti per “l'avanzamento del programma nucleare iraniano”. 

L'Iran ha comunuqe precisato  che le misure sono state attuate lil giorno in cui gli ispettori dell'Aiea ispezionavano i siti di Natanz e Fordo. 

Una ripresa del dialogo appare è resa più difficile dalal situazione interna all'Iran, scosso dalla protesta popolare seguita alla morte, il 16 settembre, di una giovane donna di 22 anni, Mahsa Amini, deceduta dopo il suo arresto da parte della polizia morale.

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