COP27, accordo lontano. Le associazioni: "Paesi ricchi egoisti"

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Lo scoglio è sui risarcimenti dei disastri climatici, coi paesi avanzati che non rispettano gli impegni presi

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Mancano meno di due giorni alla chiusura della COP 27 sul clima di Sharm el Sheik, e le possibilità di un accordo conclusivo si fanno sempre più basse. Lo scoglio principale resta il punto delle indennizzazioni per i disastri climatici, sostenuto dal segretario generale dell'Onu Guterres ma osteggiato dai paesi ricchi.

Ralph Regenvanu, ministro dell'Ambiente di Vanuatu: "Non c'è più tempo, non ci sono più soldi e non c'è più pazienza. Dobbiamo istituire uno strumento di finanziamento delle perdite e dei danni. Farlo o non farlo in questa COP 27 farà la differenza tra il successo o il fallimento della nostra leadership collettiva".

Un invito ad aggiornare gli strumenti istituzionali a cominciare da quelli delle Nazioni Unite è giunto dal presidente eletto del Brasile Lula da SIlva, accolto come una star. "L'ONU deve cambiare, non può restare espressione solo dei Paesi che hanno vinto la Seconda guerra mondiale. Nel Consiglio di Sicurezza devono entrare paesi dell'Africa, dell'America latina, dell'Asia... "

Resta disatteso dunque l'impegno assunto dai paesi ricchi ad aiutare quelli in via di sviluppo contribuendo con 100 miliardi di dollari all'anno a partire dal 2020. Per questo l'UE ha proposto un meccanismo di compensazione per i casi urgenti. Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea: "I paesi più vulnerabili hanno bisogno urgente di questi soldi. Noi ci paralizziamo in discussioni infinite sulla forma, e certo cosi non facciamo loro un favore"

Per le associazioni ecologiste la rinuncia a creare un meccanimso di compensazione rivela un atteggiameno egoista dei paesi sviluppati, indicato come il principale ostacolo al raggiungimento di una intesa.

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