Italia, la nuova linea del ministro dell'Interno Piantedosi sui migranti

Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno italiano
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Di Debora Gandini
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Piantedosi ha una tattica ben precisa per non finire indagato dalla magistratura come il suo predecessore Matteo Salvini

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Simili ma con una diversa strategia che può fare la differenza. Il neo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha una tattica ben precisa per non finire indagato dalla magistratura come il suo predecessore Matteo Salvini dopo aver dato l'ordine alle due navi ong Humanity 1 e Geo Barents di lasciare il porto di Catania

Piantedosi conosce gli errori da evitare essendo stato capo di gabinetto al Viminale proprio quando Salvini era ministro dell'Interno. Come il suo predecessore sta cercando di fermare le navi umanitarie, tentando di tenere lontani i migranti dal suolo italiano, ma senza correre il rischio di ritrovarsi sul banco degli imputati.

Il neo ministro avrebbe affermato il suo «impegno umanitario» garantendo l’assistenza dovuta, riferiscono fonti del Viminale citate da Repubblica, mettendosi co-sì al riparo da una possi-bile imputazione di omissione d’atti d’ufficio e omissione di soccorso. Accuse che vennero mosse a Matteo Salvini per la vicenda Open Arms nel 2018.

Il massimo rischio per Matteo Piantedosi è un’accusa di abuso d'ufficio, per non aver ottemperato all'obbligo di assegnare alle Ong un porto di sbarco.

Infine rispetto ai decreti sicurezza anche quello notificato alle navi Ong non afferma "la presunta 'offensività' della nave umanitaria, ma si limita a dare un'autorizzazione temporanea all'ingresso in acque nazionali limitatamente al periodo che serve per l'assistenza.

Lo scontro con le Ong ora è sul decreto Piantedosi. Le navi attraccate a Catania si rifiutano di lasciare il porto con a bordo le poche decine di migranti al quale non è sta-to dato il via libera per sbarcare e mettere piede sul suolo italiano. Secondo la legge devono lasciare il paese. Il Viminale è sicuro di risolvere la questione in fretta e senza l’uso della forza.

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