Non accenna a placarsi la rivolta seguita alla morte di una ragazza fermata dalla polizia per non aver i capelli coperti. In agitazione anche gli studenti dell'Università di Teheran
La protesta scatenata dalle donne in Iran entra nella sesta settimana e si estende, nonostante il pesante clima di repressione alimentato dal governo e dalla polizia.
Ai manifestanti di queste settimane si uniscono gli studenti universitari, che a Teheran hanno cominciato a sedersi insieme, maschi e femmine, in mensa, sfidando le prescrizioni della "polizia morale". Alle iniziative delle studentesse, che si sono rifiutate di indossare il velo, sono seguite le proteste aggressive di studenti e docenti conservatori.
Intanto continuano in tutto il mondo le manifestazioni di solidarietà. A Washington, negli Stati Uniti, in tanti hanno chiesto giustizia e libertà per le donne e per tutti gli iraniani. "I miei fratelli e le mie sorelle in Iran sono in strada e lottano per la vita. Sono in un paese libero e parlare è il mio dovere", spiega un ragazzo.
La rivolta seguita alla morte della govane Amini per mano della polizia, secondo molti, potrebbe trasformarsi in un sommovimnento politico di grande importanza, che in prospettiva potrebbe finire per travolgere il regime religioso degli ayatollah al potere da 44 anni.