Jenin, 19enne palestinese ucciso dal fuoco israeliano

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Di EFE
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Non si placa la tensione nei Territori palestinesi occupati. Scontri anche a Nablus. Da gennaio uccisi 145 palestinesi

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Un ragazzo palestinese di 19 anni è stato ucciso dal fuoco delle forze di sicurezza israeliane nel corso di scontri scoppiati durante l'esecuzione di alcuni arresti a Jenin, nella Cisgiordania occupata. La morte del ragazzo è stata confermata dal ministero della Salute della Autorità nazionale palestinese, che ha specificato che il decesso è avvenuto per "colpi di arma da fuoco sul collo"

Il ragazzo si chiamava Salah Briki, secondo l'agenzia di notizie palestinese Wafa. Con la morte del 19enne sono 145 i palestinesi uccisi dagli israeliani dall'inizio dell'anno nella Cisgiordania occupata. Delle vittime, 41 erano bambini.

In un comunicato, l'esercito israeliano afferma che le forze di sicurezza erano impegnate in "attività antiterrorismo" in diverse località della Cisgiordania, e che a Jenin sarebbero state attaccate "con spari ed esplosivi" prima di rispondere apreendo il fuoco.

L'ennesimo incidente avviene in un contesto di altissima tensione che nei Territori palestinesi occupati dura da mesi, e che sta trasformando il 2022 nell'anno più violento e sanguinoso nella regione dopo la cosiddetta "intifada dei coltelli", del 2015.

Sebbene la violenza sia diffusa su buona parte del territorio della Cisgiordania, la situazione più difficile si registra a Jenin e Nablus, dove sono attivi gruppi armati palestinesi che sfuggono al controllo della stessa ANP. Queste due città inoltre sono quotidianamente teatro di azioni dell'esercito israeliano che interviene motivando il suo operato con la necessità di eseguire arresti di presunti responsabili dell'ondata di attentati in Israele che tra marzo e aprile scorsi causò 18 vittime israeliane.

Sempre nella zona di Nablus, nel centro di Huwwara, due palestinesi sono rimasti feriti e altri 12 soffocati da gas irritanti per un attacco compiuto da coloni israeliani. Un attivista locale citato dall'agenzia WAFA, Ghassan Daghlas, ha riferito che i coloni, protetti dai soldati, hanno preso di mira gruppi di palestinesi tirando pietre e usando gli spry irritanti.

Negli ultimi mesi si assiste a una impennata degli attacchi antipalestinesi compiuti da coloni ebrei radicali, che comprendono aggressioni fisiche, lanci di pietre contro case e veicoli, blocco delle vie di comunicazione. Le violenze dei coloni nei Territori occupati, nonostante siano molto frequenti, solo di rado vengono perseguite dalle autorità israeliane.

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