Sale il bilancio dei morti in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

Scontri in Iran nelle proteste per la morte di Mahsa Amini
Scontri in Iran nelle proteste per la morte di Mahsa Amini Diritti d'autore AP/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Euronews
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La tv pubblica iraniana parla di 17 morti, ma secondo alcune Ong i numeri vanno visti al rialzo. Il Paese è fuori controllo dopo le proteste del 2019

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Secondo l'ultimo bilancio delle vittime fornito dalla televisione di stato iraniana, almeno 17 persone sono morte in sei giorni di proteste dopo la morte di Mahsa Amini, la giovane ragazza curda-iraniana deceduta dopo essere stata fermata dalla polizia morale per avrebbe indossato il velo in modo scorretto. Secondo un rapporto dell'Ong con sede a Oslo Iran Human Rights, tuttavia, i caduti negli scontri negli ultimi sei giorni di violenze sarebbero già 31. Tra i morti anche alcuni membri delle forze di sicurezza e alcuni volontari della milizia Basij, che sostiene il governo di Teheran nello sforzo di contenere la rabbia dei manifestanti.

Il governo iraniano continua ad attribuire la morte della giovane donna a un attacco di cuore, ma con il malcontento popolare che cresce in tutto il paese teheran accusa il "nemico straniero" di essere dietro le proteste. Parzialmente soprressi i canali di comunicazione: il governo ha deciso di impedire l'accesso a Internet mobile e limitare applicazioni come Whatsapp o Instagram.

I media statali iraniani hanno riferito di manifestazioni di centinaia di persone in almeno 13 città, tra cui la capitale Teheran. I disordini hanno interessato in particolare i campus universitari di Teheran e di città occidentali lontane come Kermanshah. Nei video in circolazione online si vedono le forze di sicurezza che sparano gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere le proteste. Amnesty Internationalha riferito che di agenti che hanno sparato pallottole di metallo e che hanno fatto un uso sproporzionato dei manganelli. 

Disordini di tale portata non si vedevano dal 2019, quando l'onda della classe operaia nelle piccole città portò migliaia di persone in strada per reagire all'improvviso aumento del prezzo della benzina.

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