Commissione europea, alla scoperta del Media Freedom Act

Commissione europea, alla scoperta del Media Freedom Act
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Di Sandor Zsiros
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Ospite di Global conversation è Vera Jourova, vice presidente della Commissione, che spiega le possibilità di intervento dell'Unione europea sulla libertà dei media

Ospite di Global conversation è Vera Jourova, vice presidente della Commissione europea, con lei si parlerà delle possibilità di intervento dell'Unione europea sulla libertà dei media.

Nell'edificio del Parlamento europeo a Strasburgo e la Commissione europea sta proponendo un nuovo atto, il Media Freedom Act.

La libertà dei media è un valore fondamentale dell'Unione europea: perché abbiamo bisogno di una legislazione apposita per salvarla?

"Abbiamo bisogno di norme giuridicamente vincolanti per proteggere meglio i media in Europa - dice - perché vediamo una tendenza negativa in quasi tutti gli Stati membri.

Abbiamo un problema paneuropeo di pressioni politiche sui media, di difficoltà economiche: si notano molti problemi nel settore dei media pubblici.

Vediamo che non c'è abbastanza trasparenza quando si tratta di proprietà dei media e di pubblicità con denaro pubblico: abbiamo deciso di affrontare le questioni con norme giuridicamente vincolanti, con un regolamento, e ora inizieranno i negoziati".

Secondo il suo punto di vista, quali sono le aree più problematiche dei media e quali sono i Paesi coi problemi maggiori?

"L'area più problematica è che vediamo ridursi lo spazio per la libertà per lo svolgimento del lavoro da parte dei giornalisti - ribadisce la vice presidente - prima di tutto, dovremmo fare di più per proteggere i media dalle interferenze politiche, per questo abbiamo una parte molto importante della legge secondo cui lo Stato non deve interferire.

Il secondo punto include anche l'uso di spyware, per esempio, o la pressione sui giornalisti affinché rivelino le loro fonti: questo tipo di attacchi intrusivi contro i media lo vediamo in alcuni Paesi.

Riteniamo inoltre che in tutti gli Stati membri si debbano avere media di servizio pubblico, non media di Stato o di partito.

In terzo luogo, penso che dobbiamo ancora cercare di raggiungere un certo equilibrio tra i media e le piattaforme online, perché queste ultime hanno troppo potere e moderano i contenuti: vogliamo che i contenuti prodotti da giornalisti professionisti sopravvivano e non vengano rimossi in qualche modo".

Non ha citato nessun Paese in particolare.

"Sì, avete chiesto di tutti i Paesi, non mi nascondo, mi sono sentita frustrata quando mi è stato chiesto molte volte, anche in questa sede, 'come aiuterà i media in Ungheria?'.

Si tratta di KESMA (conglomerata di media a favore del governo ungherese), che a nostro avviso rappresenta una concentrazione troppo elevata di proprietà dei media sotto lo stesso tetto, il che va contro il pluralismo del settore.

Inoltre, abbiamo dovuto reagire alla radio KLUB (emittente dell'opposizione ungherese che ha perso la sua frequenza) e al problema della licenza: abbiamo affrontato il problema con la procedura di infrazione basata sulle regole delle telecomunicazioni.

Tuttavia, abbiamo riscontrato problemi in Polonia con il piano di aumento della tassazione di alcuni media o con i problemi che TV24 sta affrontando.

Debbo dirvi che sono stufa di ribadire che non posso e non ho potuto aiutare, eppure non posso aiutare, perché i media non godono di una protezione più forte rispetto a qualsiasi altro attore del Mercato unico.

Quindi, abbiamo bisogno di molto di più dai media che, ad esempio, dai produttori di calzini: niente contro questi ultimi, ma per i media abbiamo un compito speciale, debbono fare il giusto lavoro per proteggere la democrazia".

Lei ha parlato più volte della concentrazione della proprietà: come fa l'Unione europea a toccare questo tema se non utilizza la legge sulla concorrenza?

"La concorrenza non ha portato soluzioni, mi sono consultata più volte con la mia amata collega Margrethe Vestager e abbiamo visto che i parametri di riferimento per l'azione sono troppo alti.

Si è rivelata necessaria una serie di regole speciali per la concorrenza nel mercato dei media, stiamo quindi elaborando diversi criteri che dovranno essere valutati per stabilire se la concentrazione comporti una diminuzione del pluralismo".

E che dire dell'uso di spyware contro i giornalisti? Lo abbiamo visto in molti Paesi, in alcuni è addirittura legale.

Come si fa a evitare che i giornalisti vengano presi di mira con gli spyware?

"Stiamo esplicitamente citando due ragioni o situazioni in cui questo software spia potrebbe essere usato dallo Stato, non da enti privati ma dallo Stato - tuona Vera Jourova - solo quando c'è un caso giustificato di minaccia, una questione di sicurezza nazionale o quando si indaga su un reato grave.

Entrambi i casi debbono essere giustificati ed essere ratificati dal tribunale, perché siamo ancora nella situazione in cui dobbiamo rispettare la Carta dei diritti fondamentali".

Abbiamo sentito nel discorso della presidente von der Leyen che alcune potenze straniere, autocrazie straniere stanno attaccando l'Unione europea dall'interno con dei cavalli di Troia: sapete chi sono?

"Abbiamo una buona mappatura di chi sono i troll russi sul nostro territorio, chi sono gli alleati, chi non lo è, chi a volte è manipolato, le singole persone che lo fanno per soldi o per motivi ideologici.

Ciò che possiamo fare non è mettere a tacere le persone che dichiarano quel che pensano o condividono le loro opinioni, dobbiamo lottare contro la falsificazione dei fatti.

Ecco perché, nell'introdurre misure contro la disinformazione e la propaganda russa, abbiamo combinato, ad esempio, il fact checking o la demonetizzazione di questi canali, che sappiamo essere tali e diffondono la disinformazione in Europa.

Siamo sotto pressione da parte della Russia nel settore dell'energia e dell'economia, siamo soliti dire che l'energia è usata come un'arma contro di noi da Putin, ma anche le parole sono usate contro di noi: penso che non dobbiamo essere ingenui e che dobbiamo fare di più".

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