La giornalista del nostro canale gemello dice la sua sul periodo pià controverso e discusso del regno di Elisabetta II, quello della transizione, a volte sanguinosa, dall'impero al Commonwealth
La morte della regina Elisabetta ha suscitato una mareggiata di condoglianze da tutto il mondo.
I leader africani hanno condiviso i loro ricordi dei suoi frequenti viaggi nel Continente durante i suoi 70 anni di regno. Ma la morte della monarca ha anche stimolato conversazioni franche sul passato coloniale e sull'Africa anglofona.
A parlarcene è Lauriane Vouffo, giornalista del nostro canale gemello Africanews.
"In effetti - spiega - dopo la morte della regina l'8 settembre, le reazioni sono state diverse. Sono state espresse molte emozioni diverse: c'è stata l'apatia dei cittadini africani nei confronti dei loro leader, che hanno inviato le loro più sentite condoglianze. Altri ancora hanno espresso la loro rabbia per la storia coloniale con la monarchia britannica. Perché quando la regina Elisabetta II salì al trono, ereditò miliardi di sudditi, molti dei quali non volevano far parte di quell'impero".
Elisabetta II è stata capo di Stato in un periodo che va dalla decolonizzazione alla formazione del Commonwealth. Come viene visto questo?
"In effetti - continua Vouffo - alcuni africani hanno lodato la regina per la transizione da colonie a monarchie costituzionali e poi a repubbliche. Lei stessa assistette agli ultimi e spesso controversi giorni dell'Impero britannico. In Kenya, ad esempio, alla fine degli anni Cinquanta, una rivolta venne brutalmente e violentemente repressa dalle forze coloniali britanniche. Nel 2013, i sopravvissuti di quella rivolta hanno ricevuto un risarcimento dal governo britannico. Questo dimostra quanto fosse importante per queste persone riconoscere i crimini del passato.
In effetti, oltre al ruolo di monarca, era anche a capo della Chiesa anglicana. Questo ruolo era importante per le persone di fede?
"Sì, Elisabetta portava il titolo di difensore della fede anche per gli anglicani africani, credo. Ricorderanno anche questo, ricorderanno sempre i suoi messaggi di Pasqua e di Natale, perché hanno dato loro speranza e hanno permesso loro di camminare nella fede. È stata un modello, una persona che non si è vergognata della sua fede, che l'ha aiutata e ha trasformato la sua vita, aiutandola ad amare e a servire le persone intorno a lei.