Ma davvero il prossimo governo italiano sarà di destra? Intervista al direttore di Demopolis

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni Diritti d'autore Domenico Stinellis/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved
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Di Diego Malcangi
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Non si era mai votato a settembre, mai in uscita da una pandemia e con un conflitto alle porte: possono davvero essere attendibili i sondaggi? È vero che si fa fatica persino a trovare il campione da sondare? Lo abbiamo chiesto a Pietro Vento, direttore di Demopolis

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Giorgia Meloni e la prospettiva che la leader di Fratelli d'Italia divenga Presidente del Consiglio: intrigante per alcuni, spaventosa per altri, molto concreta se si guarda agli accordi interni al centrodestra e ai sondaggi. Forse meno concreta se si presta l'orecchio ai nomi sussurrati qua e là come "volto spendibile" per l'eventuale futuro governo di centro-destra. 

Istituto Demopolis
Lo scenario dei partitiIstituto Demopolis

Il PD di Enrico Letta è in ritardo, stando ai sondaggi.  E lo è anche cronologicamente, avendo speso le prime settimane per cercare un'alleanza. Un ritardo certo recuperabile, ma se anche arrivasse ad essere primo partito non avrebbe i numeri per governare. 

Secondo l'ultimo Barometro Politico dell'Istituto Demopolis il vantaggio del centro-destra è cresciuto ulteriormente nelle ultime due settimane, ed è ormai di oltre quindici punti.  

Istituto Demopolis
Lo scenario per coalizioniIstituto Demopolis

Stando alle prime stime in termini di seggi, il centro-destra potrebbe conquistarne il 60%: un'ampia maggioranza, comunque non sufficiente a consentire alla coalizione di procedere da sola alle riforme costituzionali. E questo è il primo scenario, il principale, che il centro-sinistra vuole impedire. 

Però sul punto proposto finora nel suo programma, e cioè il presidenzialismo alla francese, il centro-destra potrebbe trovare l'appoggio di Calenda e Renzi, come sottolinea Pietro Vento, direttore dell'Istituto Demopolis. 

 Gli Italiani in questo momento sono particolarmente attenti al tema economico, ai prezzi, alle bollette. Al costo del gas, e un po' meno a quella guerra che ha originato quei costi, dice ancora Pietro Vento:

"Si registra in Italia, rispetto al 2017 o al 2016, una fiducia nell'Europa che è decisamente più alta. Questo è un elemento che si è rilevato negli ultimi mesi, anche grazie al PNRR, è un sentimento di maggiore adesione all'importanza dell'Europa. L'Italia si ritiene anche parte del Patto Atlantico, ma se guardiamo al conflitto in Ucraina va detto che dopo una solidarietà piena nelle prime settimane - quando anche i media si occupavano in modo costante e pieno del conflitto, quindi nei primi 2-3 mesi - oggi sta subentrando una certa distanza, una maggiore disattenzione".

L'intervista integrale a Pietro Vento, direttore di Demopolis (26 minuti)

Per la prima volta da vent'anni l'esito del voto sembra scontato. Ma non è detto. Sono molte le variabili in campo e molte le sorprese possibili. A Pietro Vento abbiamo chiesto anche delle difficoltà che incontrano nel realizzare i sondaggi: dal 1948 non si era mai votato a settembre, e non si era quindi mai reso necessario effettuare i sondaggi in pieno agosto; mai lo si era fatto in uscita da una pandemia e con una guerra alle porte; da qualche anno, poi, si nota una crescente disaffezione dell'elettorato, tanto che sono sempre più numerosi quelli che si negano persino al sondaggio.  

Costituire i panel di riferimento diventa sempre più complicato. 

E poi non funziona più come prima: il telefono fisso, ad esempio, non corrisponde più al concetto di casa, di famiglia. E le tecniche del sondaggio si sono evolute di conseguenza, spiega il direttore di Demopolis.   

Nell'intervista integrale abbiamo cercato di disegnare un ritratto del Paese dal punto di vista politico: oltre alle difficoltà dei sondaggisti abbiamo preso in esame quelle degli Italiani, preoccupati dalla dinamica dei prezzi (tanto da divenire meno attenti alla questione ucraina). E chi saprà interpretare al meglio queste esigenze - avverte Vento - avrà la vittoria in pugno. 

Però attenzione, perché è nello stesso tempo un Paese che si sente più vicino all'Europa, probabilmente per via del PNRR (e del fatto che si prenda per ora poco in considerazione quello che verrà poi, cioè la necessità di restituire buona parte di quel denaro dal 2027 in poi, NDR). 

 E i messaggi d'allerta, funzionano? Il fascismo, l'immigrazione, le tasse... Alcuni no, altri un po' di più. Non c'è nulla che si possa dare per scontato, ad ogni modo. Manca più di un mese all'appuntamento elettorale e centinaia di migliaia di elettori hanno l'abitudine di decidere solo negli ultimi giorni. In un Paese in cui la maggioranza tende a schierarsi e non spostarsi, proprio gli indecisi fini9scono spesso per diventare determinanti, quando si decidono a votare.   A proposto: l'astensionismo è in forte crescita.

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