Mattarella non accoglie le dimissioni di Draghi e lo rinvia al parlamento

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Di Eloisa Covelli Agenzie:  Ansa
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Il capo dello Stato ha chiesto al presidente del Consiglio un nuovo passaggio parlamentare

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha respinto le dimissioni del presidente del consiglio Mario Draghi e ha invitato il premier ad andare alle Camere per valutare la situazione. 

La giornata

Passa la fiducia al governo Draghi, ma senza il voto del Movimento 5 Stelle, con 172 sì e 39 no. Come promesso i senatori guidati da Giuseppe Conte sono assenti al momento della chiama. Una "non fiducia" che consente sulla carta a Mario Draghi di andare avanti. Anche se il presidente del Consiglio si reca subito al Colle per prendere atto che la maggioranza ha un partito in meno. Da quanto si apprende subito dopo in Consiglio dei ministri annuncia le sue dimissioni.

Il casus belli tra Draghi e il Movimento 5 Stelle, azzoppato dall'uscita del ministro Di Maio e dei suoi, è il decreto aiuti che contiene delle misure invise al partito di Grillo, tra cui il termovalorizzatore per la città di Roma. Nei giorni scorsi Giuseppe Conte ha consegnato a Draghi un documento in 9 punti con le richieste del Movimento: dal salario minimo al superbonus.

Intanto molti chiedono a Draghi di restare. "L'Italia non può fare a meno di Mario Draghi. Dobbiamo portare a termine il lavoro iniziato 17 mesi fa. Non possiamo perdere, in momenti così difficili, la credibilità e fiducia conquistate in Europa e nel mondo" twitta il ministro Brunetta.  

"Credo che per l'interesse del Paese il governo Draghi debba andare avanti" dice il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, arrivando a Portonovo di Ancona. "Credo che sia un interesse di tutti che il governo prosegua - aggiunge Letta - Un interesse che sta maturando anche con fortissime spinte che provengono da ovunque, anche dalle parti sociali, dal mondo del lavoro, dall'Unione europea". 

Ne risente la Borsa di Milano che somma la paura della recessione, condivisa con gli altri listini, alla crisi politica in atto. Alla fine della giornata il Ftse Mib fa la conta dei danni con 17 miliardi bruciati in capitalizzazione a fronte di un calo del 3,44% (20.544 punti). La notizia delle "non dimissioni" di Draghi ferma l'asticella dello spread a quota 206,6 punti con il rendimento stabile al 3,2%, Cifre e percentuali più o meno sugli stessi livelli dell'avvio. Ad avere la peggio sono i titoli bancari con Bper (-6,11%), Unicredit -5,7%) in testa. Poi Tim (-6,4%) ed Enel (-5,7%). Risale invece Saipem (+5,7%) che ha chiuso ieri l'inoptato sull'aumento da 2 miliardi e archivia così con un rialzo le precedenti sedute di crollo.

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