Siccità: viaggio in Emilia Romagna, nella morsa del cambiamento climatico

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Di Giorgia Orlandieuronews
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L' autorità distrettuale del fiume Po: “Dobbiamo accelerare l’adattamento al cambiamento climatico, l’anno prossimo rischia di essere peggiore"

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La dichiarazione dello stato di emergenza ha sancito lo stato di crisi in cui versa l’Emilia Romagna insieme ad altre regioni a causa della siccità. Una situazione che si sta cronicizzando con il passare del tempo e che peggiora ad ogni aumento di temperatura specie in estate.

Il deserto di Boretto

Nella zona di Boretto il letto del fiume è completamente riemerso e un’intera sezione del fiume Po si è trasformata in deserto. Marco Gardella, Ingegnere ambientale autorità distrettuale del fiume Po lo spiega senza mezzi termini: “Ci troviamo sotto media idroclimatica: -50% di piogge -70% di neve questo non ha permesso di riempire i grandi laghi che in questo periodo dell’anno sono quelli che sorreggono la portata del fiume.”

I problemi sono molteplici: conseguenze per il comparto idroelettrico che ha spento molte centrali, ma anche effetti negativi per l’habitat naturale e per le falde del fiume sempre più contaminate dall’ingresso dell’acqua del mare. Ma a soffrire è senza dubbio l’agricoltura. In questa zona sono stati creati degli argini di sabbia che servono a raccogliere la poca acqua rimasta che grazie all’impiego di idrovore viene poi destinata all’irrigazione.

Come ci racconta Meuccio Berselli, segretario generale autorità distrettuale del fiume Po “l’ingresso dell’acqua fa cambiare le caratteristiche della falda. Cioè da falda di acqua dolce diventa falda di acqua salmastra che brucia le coltivazioni stesse. Quindi si tratta di un danno che puo’ diventare irreversibile per certe aree”. “In più - continua Berselli - nel delta ci sono 750.000 utenze per uso civile di acqua che viene pescata dal fiume e portata nei potablizzatori e distribuita negli acquedotti”. Ma spostandosi di pochi chilometri è evidente che le comunità locali stanno pagando il prezzo più alto della crisi.

A Fontanellato come in altri comuni della zona, Il sindaco ha chiuso la fontana principale del paese dove vivono 7000 abitanti e ha emesso un’ordinanza, invitando i cittadini a limitare l’uso dell’acqua nelle ore diurne. La preoccupazione quindi tra gli abitanti della zona è palbabile, lo dimostra il fatto che è la prima volta che viene presa una decisione del genere. 

Si poteva evitare la crisi?

Ma si poteva evitare una crisi che di anno in anno si ripete? lo chiediamo a Berselli il quale sottolinea come sia importante accelerare l’adattamento ai cambiamenti climatici utiizzando i fondi messi a disposizione dal PNRR.

“Siamo anche troppi a decidere” spiega Berselli “la polverizzazione degli enti e delle competenze e delle istituzioni in Italia rende più difficile il processo decisionale più complesso e il cittadino fa fatica a capire”.

Non solo, come racconta il segretario generale dell’autorità distrettuale l’invito a ridurre i prelievi idrici ha delle conseguenze: “ significa innescare un conflitto” racconta “tra territori di monte e di valle e comunque tra comunità che l’acqua ce l’hanno e quelli che non ce l’hanno”. Insomma una crisi che non è destinata a riemarginarsi in tempi brevi e che, dicono gli esperti potrebbe eventualmente rientrare grazie alle piogge autunnali. Anche in questo caso però il cambiamento climatico ha reso difficile qualsiasi previsione.

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