Gay Pride, in piazza per i diritti civili e umani. A Varsavia polacchi insieme a ucraini

Gay Pride a Varsavia
Gay Pride a Varsavia Diritti d'autore Michal Dyjuk/The Associated Press
Diritti d'autore Michal Dyjuk/The Associated Press
Di Debora Gandini Agenzie:  ANSA
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In Polonia bandiere arcobaleno accanto a quelle dell'Ucraina. Il popolo omosessuale chiede più diritti in un momento storico delicato e cruciale

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Bandiere arcobaleno, slogan e cori in difesa dei diritti civili della **comunità Lgbt.**E poi i classici carri colorati tra musica e impegno sociale. A Varsavia migliaia di giovani polacchi hanno sfilato al Gay Pride, un corteo che quest'anno si è svolto sotto il patrocinio del sindaco liberale della capitale polacca, Rafal Trzaskowski.

"Varsavia è per tutti; la stragrande maggioranza di miei connazionali ha la mente aperta, è tollerante, europea" ha assicurato il sindaco in aperture della manifestazione insieme con la commissaria Ue per l'uguaglianza Elena Dalli, giunta da Bruxelles.

"Qui noi ci possiamo permettere di andare in giro tenendoci per mano, dice un giovane gay. Con il passare del tempo ci sono sempre meno pregiudizi ma c’è sempre un po’ di nervosismo. Il partito al governo ci disprezza, quindi dobbiamo pensare sempre a difenderci."

Quest'anno insieme ai polacchi a Varsavia sono scesi in pizza gli ucraini. Da quando è iniziata la guerra in Polonia si trova la più grande comunità di rifugiati. “Senza l'Ucraina libera non saranno rispettati i diritti delle persone Lgbt, ha sottolineato Lenny Emson che rappresentava il gruppo ucraino. Questa volta non marciamo solo per i diritti delle persone omosessuali ma per i diritti umani di tutti, in modo particolare per quelli del popolo ucraini che sono stati sottratti dall’invasione russa.”

Diritti civili e diritti umani

Da Varsavia a Sarajevo. Anche qui si è tenuto in un'atmosfera di festa il Gay Pride, il terzo finora organizzato finora nella capitale bosniaca la cui popolazione è in larga parte musulmana. Accompagnato da musica e tanti il corteo ha attraversato il centro della città, dal monumento al milite ignoto, attraverso il Viale Maresciallo Tito fino al Museo storico, dove su un palco sono intervenuti gli organizzatori.

Dall’Europa a Città del Messico. Qui migliaia di donne e uomini hanno sfilato per le strade della città per una società tollerante e libera e contro ogni forma di odio e discriminazione. Un corteo particolarmente significativo in un paese dove, specie nelle zone rurali, la comunità omosessuale è ancora nel mirino di episodi di violenze omofobiche.

"Noi siamo qui in strada anche in nome di tutte quelle persone che non possono farlo, racconta un giovane studente – drag queen. Questi slogan e questi striscioni che innalziamo non sono solo per noi, ma per quelle persone che vivono nascoste, che subiscono ogni giorno discriminazioni razziste. Noi siamo qui".

Stessi colori anche nelle Filippine, diventate ormai una nazione che seppure prevalentemente cattolica, ha accettato e integrato nelle società omosessuali e transgender. C’è ancora molto da fare, dicono le organizzazioni, specie nelle comunità più povere. Ma i grandi centri urbani sono diventati la meta gay-friendy dell’Asia. 

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